Presentazione dei candidati del P.S.d’Az. al Parlamento nazionale

Appunti scritti a mano (1989)

Nel presentare dei candidati comunico che, con la partecipazione di questi all’inizio della prossima settimana, verrà tenuta una conferenza stampa sui temi della campagna elettorale e del ruolo che il Partito intende assolvere nell’attuale contesto politico.
Al momento voglio solo precisare che nessuno dei sardisti coinvolti nella nota vicenda giudiziaria è stato incluso in lista e ciò per espressa decisione degli interessati in pieno accordo con gli organi del Partito.
In occasione della conferenza stampa forniremo agli amici giornalisti il testo del documento politico inviatoci in proposito. Sono due sedi politiche che hanno funzioni diverse ma entrambe essenziali nella vita delle Regioni e dei singoli cittadini.
Il P.S.d’Az ha un ruolo fondamentale sia nel Consiglio sardo che nel Parlamento italiano. È infatti la Camera dei Deputati e il Senato che decidono le grandi scelte in materia economica, sociale, culturale e civile.
Mi spiego con un esempio: compete al Parlamento stabilire se noi sardi abbiamo diritto a parlare la nostra lingua e a valorizzare la nostra cultura o a rinunziarvi a favore di quella italiana? Così come compete al Parlamento decidere di potenziare i nostri porti, ammodernare le ferrovie, finanziare l’apertura e l’ampliamento di strade, di scuole oppure di mantenere le cose come stanno, tipo la ferrovia di Arbatax od anche la Cagliari – Porto Torres che è la più vecchia ed arretrata d’Italia. Come, per passare in campo economico, è il Parlamento che dice l’ultima e decisiva parola sull’industria pubblica che a Cagliari è presente con tutto il settore minerario del Sulcis Iglesiente, nell’ambito della Chimica metallurgica, nella Chimica delle fibre. Quindi Cagliari, Villacidro, Ottana, Porto Torres o nel settore della carta Arbatax; così come ha poteri pressoché assoluti in materia di collegamenti esterni alla Sardegna. Parlo dei trasporti marittimi affidati alla Tirrenia, di quelli aerei affidati all’ATI e così via, insomma l’autonomia è solo apparente mentre il potere reale ce l’ha Roma.
Ecco perché noi sardi dobbiamo essere rappresentati a Roma in modo adeguato con parlamentari che abbiano una forte caratterizzazione sardista, (…) siano sardisti.
Altrimenti continueremo ad essere rappresentati da deputati e senatori militanti nei partiti nazionali i quali non hanno alcuna libertà in quanto per loro decidono le segreterie romane delle rispettive direzioni e se non vogliono essere espulsi dal Partito e quindi perdere anche la carica parlamentare sono costretti ad obbedire.
E infatti obbediscono.
Ma ad essere danneggiata in maniera sempre più grave è la Sardegna. Questo lo hanno ben capito gli Altoatesini e i Valdostani che infatti votano esclusivamente i rappresentanti dei rispettivi partiti regionali S.V.S. e Union Valdoten. Cioè si fanno rappresentare dai partiti regionali, non dai partiti nazionali e sappiamo tutti con quali risultati.
Questo avevano capito anche i sardi che nel 1921 votarono in larghissima maggioranza per i sardisti, 4 deputati su 6 allora e fra esse Emilio Lussu. Purtroppo allora sopravveniva il fascismo.
Il risveglio sardista di questi giorni sembra riaprire una grande pagina di storia e noi siamo impegnati a scriverla col nostro popolo e non a farcela scrivere dalle Segreterie romane dei partiti nazionali. La scriverebbero male e contro di noi.
Talora ci sentiamo formulare la domanda: “perché mai i sardisti che militano in un partito regionale presentano i loro candidati alle elezioni nazionali?”
La spiegazione è contenuta nella concezione stessa del sardismo: un’ideologia che non si esaurisce in temi e problemi locali, sia pure di ambito regionale, ma ha ispirazione e validità universali. I sardisti, sin dal lontano ‘921, sostennero l’assoluta necessità di rifondare lo Stato su basi nuove, moderne e democratiche, articolato sull’autogoverno delle Regioni-Stato, unite fra loro da un patto federale. Merito singolare dei sardisti fu quello di avere intuito il valore politico di più ampie aggregazioni di popoli proponendo, nello Statuto del ’21, gli Stati Uniti d’Europa.
I partiti italiani ed europei vi sono arrivati con oltre vent’anni di ritardo ed ancora stentano a definire il ruolo delle Regioni e degli Stati all’interno della Comunità europea vista quale semplice associazione ma, non ancora, confederazione.
I sardisti rivendicano quindi il merito ed il ruolo di forza d’avanguardia nella ricerca e realizzazione di forme nuove e reali di solidarietà nazionale ed internazionale.
Una seconda motivazione sul ruolo cui è chiamato il P.S.d’Az nel Parlamento italiano deriva dalla particolare organizzazione dello Stato e dal rapporto che questo ha imposto alle Regioni. L’autonomia di quest’ultime, comprese quelle a Statuto speciale, sta diventando ogni giorno di più un fatto rituale privo di sostanziali contenuti di Governo.
Anche nelle materie riservate alla competenza esclusiva delle Regioni quali agricoltura e urbanistica, il potere centrale ha assunto iniziative e posto in essere azioni gravemente lesive delle istituzioni autonomistiche.
Il governo dello Stato è però espressione e organo esecutivo del Parlamento. Depositario ultimo ed esclusivo del potere reale è quindi il Parlamento nella sua duplice espressione di Camera e Senato.
Da queste due Assemblee ci vengono le leggi che, giorno dopo giorno, tendono sempre più a strangolare l’autonomia regionale; è altresì il Parlamento a legittimare i provvedimenti con i quali il Governo, ed in particolare il Ministro della Difesa, trasformano larga parte della Sardegna in un poligono militare destinato alle esercitazioni di guerra dei soldati di mezzo mondo.
Dipende dal Parlamento includere la Sardegna in misura più o meno marginale o, come più frequentemente accade escluderla, nell’assegnazione dei fondi per la realizzazione di opere pubbliche quali porti, strade, ferrovie, scuole, collegamenti marittimi (Tirrenia), aerei (ATI), presidi igenicosanitari e continuando.
Il Parlamento non si limita, è ovvio, a varare leggi ed a finanziare infrastrutture civili, ma opera le grandi scelte economiche e occupative e quindi determina o rallenta lo sviluppo o il sottosviluppo nelle diverse aree territoriali del Paese.
La smobilitazione dell’industria chimica pubblica, la chiusura progressiva degli impianti sardi di Macchiareddu, Villacidro, Portovesme, Ottana, Porto Torres e della stessa cartiera di Arbatax (che per quanto privata è condizionata dalle scelte del potere centrale) dipendono in ultima analisi dal Parlamento.
Può il Partito Sardo disinteressarsi di questi problemi?
Noi affermiamo che l’indifferenza e, per certo verso, l’ostilità delle Camere nei confronti della Sardegna è dipesa dall’assenza di Sardisti in Parlamento. I deputati sardi eletti nelle liste dei partiti nazionali si sono qualificati per i loro lunghi silenzi sui problemi dell’Isola. È più facile sentire la loro voce quando si discute dei massimi sistemi che governano il mondo, ma sono ostinatamente muti quando si devono difendere gli interessi della Sardegna.
La spiegazione c’è: la politica viene decisa dalle segreterie nazionali dei Partiti. I deputati possono obbedire o ribellarsi. Se obbediscono fanno carriera; se si ribellano vengono immediatamente emarginati e non ricandidati. Preferiscono obbedire o… tacere. Anche più dei carabinieri.

Un esempio recente? Eccolo: nel 1982 Camera e Senato hanno approvato una legge con la quale hanno fissato i principi del piano decennale autostradale. Nell’occasione è stato varato un piano stralcio di 800 miliardi. Per la Sardegna non è stato previsto neppure un metro di strada! E i parlamentari sardi? Silenzio! Tutti? È triste dirlo: tutti!
Ebbene i sardisti non faranno silenzio, vanno in Parlamento per affrontare con animo aperto e (…) con la coerenza delle proprie radici di Sardegna e dello specifico impegnativo compito di rappresentare, esaltare e difendere il popolo dei sardi, residenti ed emigrati, dall’indifferenza e, spesso, ostilità dei governi nazionali.
I sardisti non si faranno imporre il silenzio da alcuna segreteria romana, ma ispireranno la loro condotta alle legittime attese dei sardi.
Questi principi hanno ben capito le popolazioni di altre due regioni a statuto speciale: Valle d’Aosta e Alto Adige. Entrambe hanno eletto a rappresentarle in parlamento candidati dei rispettivi partiti regionali: Union Valdotain e Sud Tirolen Volkspartei, il partito sardo di quelle regioni. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.
La Sardegna che ha eletto deputati e senatori candidati dai partiti italiani vede aumentare disoccupazione, sottosviluppo e servitù militari; Valle d’Aosta e Alto Adige non conoscono più disoccupazione, aumentano di giorno in giorno il loro tenore di vita, non hanno, pur essendo regioni di confine, che rare, irrilevanti presenze militari.
Queste, a grandi linee, le ragioni per le quali i sardisti si presentano candidati in Parlamento. Per rompere la congiura del silenzio e spazzare l’immobilismo stagnante dei partiti nazionali nei confronti della Sardegna.
Non è una novità. Vogliamo continuare la tradizione iniziata dai sardisti nel ‘921 con Emilio Lussu e gli altri sardisti che in Parlamento sono emersi quali protagonisti di storia. Collegandoci a questa matrice ideale vogliamo essere forza di continuità, testimonianza ed impegno di rinnovamento in una nuova pagina di storia che sarà finalmente scritta dai sardi e non dai suoi colonizzatori.