Appello del Presidente Melis per le elezioni – RAI 3 – anni ’80

Gentili elettrici, cortesi elettori,
il mio messaggio alla vigilia di queste elezioni si propone in termini di consuntivo e di prospettiva insieme. La prima constatazione che abbiamo fatto qualche mese fa nell’insediarci all’Amministrazione regionale è stata quella della diffusa inefficienza registrata nel corpo amministrativo della Regione. Una inefficienza che non si esaurisce solo nelle procedure lente, corpose, farraginose, ma addirittura nell’organizzazione materiale del nostro lavoro, dico, manchiamo dei locali per accogliere i funzionari, manchiamo addirittura dei dattilografi per battere a macchina i provvedimen­ti che vengono assunti, che magari restano un mese in un uffi­cio perché non si trova l’addetto per poterlo scrivere e trasmettere al destinatario. Questo ci ha dato la consapevolezza del come noi dobbiamo non solo aggiustare alla meglio questa situa­zione, così precaria e così difficile di momento, ma impostare la riforma della Regione per fronteggiare le situazioni che così complesse e difficili si presentano ogni giorno.
Noi dobbiamo cioè riformare la Regione, realizzando attraverso i comuni, attraverso i consorzi di comuni, i consorzi di bonifica, i consorzi industriali – con le associazioni sociali, culturali e con tutte queste strutture della democrazia di base – una nuova distribuzione territoriale del potere che consenta la gestione amministrati­va alle istituzioni della democrazia di base, e riservi alla Regione quei compiti di pura attività legislativa, di pura atti­vità politica, il coordinamento, la programmazione, l’impulso, l’indirizzo.
Noi però rileviamo come nei fatti i nostri compiti si stanno esaurendo, inaridendo nella pura azione amministrativa, mentre – se vogliamo governare l’autonomia – dobbiamo governare l’economia la Regione Sarda, il potere autonomistico sardo in effetti in questa materia, ha ben scarsi poteri: non controlliamo, per esempio l’esercizio del credito, la raccolta del risparmio. E dobbiamo far cessare questo scandalo che vede gli istituti finanziari (non tutti), ma in larga misura esportare i capitali, cor­rere in soccorso delle aree forti del Paese (in Liguria, in E­milia-Romagna) dove vengono esportati i risparmi dei sardi, che vengono però negati nei finanziamenti ai nostri operatori eco­nomici. Una legge quindi che consenta alla Regione di governare un settore così importante per programmare lo sviluppo; così come dobbiamo poter programmare lo sviluppo, partecipando alle decisioni delle aziende a partecipazione statale presenti in Sardegna e qui operanti, per coordinare la loro attività con la programmazione regionale, per coordinarla con il tessuto industriale dei sardi che operano negli stessi settori, degli opera tori economici, commerciali, piccole industriali, artigiani e così via.
Ma dobbiamo soprattutto rivendicare un potere regio­nale in materia di trasporti. E questa è una condizione essenziale, senza la quale l’economia sarda continuerà ad essere stran­golata così come è oggi. Dobbiamo rivendicare alla Regione la partecipazione agli organi di gestione dell’Azienda che ci col­lega ai vari porti continentali, per poter assumere quella im­postazione che sia coerente agli interessi dei sardi. È una condizione, questa, essenziale sulla quale la Giunta Regionale si sta già battendo e continuerà il suo impegno con il vostro consenso, certamente, nel prossimo futuro.
Dobbiamo riconquistare ai sardi la libertà dei commerci attra­verso le franchigie doganali di cui peraltro lo stesso presiden­te del consiglio, nei giorni scorsi a Cagliari, ha riconosciuto la legittimità. Ecco, la giunta regionale ha cercato, nell’ambito di questi indirizzi, di realizzare – attraverso atti politici, atti di governo (con la stessa legge di bilancio) di dare coerenza e concretezza a queste prospettive: intanto studiando una legge di bilancio che vede privilegiate le spese di investimento (cioè quelle produttive, che producono ricchezza, che creano occupazione rispetto alle spese di pura gestione amministrativa, le cosiddette spese correnti; ha in questo senso attivato una previsione di investimenti nel settore dell’edilizia (ed in particolare nel settore della casa) che dovrebbe consentire a molte migliaia di copie di disporre finalmente dell’abitazione, mobilitando a questo fina una massa finanziaria che supera i 7/800 miliardi. Questo nel bilancio della Regione.
Così come sono stati stanziati oltre circa 150 miliardi per fronteggiare la disoccupazione, per fornire ai giovani imprenditori quelle risorse finanziarie che consentano loro di esprime­re la creatività, l’intelligenza, la professionalità che hanno acquisito e che – per mancanza di risorse finanziarie – non possono esprimere nella pienezza delle loro capacità. Sia l’agricoltura, l’industria, la piccola e media industria, l’artigianato, il turismo hanno ottenuto la piena attenzione della Regione, non solo con quegli incentivi tradizionali, ma soprattutto nella predisposizione di quei servizi reali che sono le moderne forme di intervento dell’amministrazione pubblica a sostegno dell’economia e delle iniziative; cioè lo studio dei mercati, il cosiddetto marketing, la consulenza, l’informazione e tutti gli altri strumenti di cui si avvalgono gli operatori per il loro inserimento competitivo nei mercati nazionali ed internazionali.
Ecco cittadini, gentili elettrici e cortesi elettori, andate al voto con serenità! Andate al voto senza settarismi ma con la ferma volontà di sostenere quelle forze che hanno il coraggio della verità, che hanno il coraggio dell’autonomia. Ma dell’autonomia che comincia dagli stessi soggetti investiti di responsabilità; di quella autonomia che comincia nell’autonomia delle decisioni.
Ricordate che con il vostro voto non affronterete soltanto i problemi dei prossimi cinque anni, ma il vostro voto si proietterà nel tempo; gli effetti del voto avranno risonanza e incidenza nei prossimi decenni.
Noi stiamo costruendo una nuova Sardegna! Dobbiamo pensare in termini nuovi, con coraggio, coni forza, radicandoci nel nostro passato per costruire il nostro avvenire.
Tanti, Tanti auguri per la Sardegna che insieme andremo a costruire.