Dichiarazione di voto sul razzismo e xenofobia, Parlamento europeo – giugno 1990

I torbidi episodi d’intolleranza razziale che hanno offuscato la convivenza nelle zone ricche d’Europa, costituiscono la variante moderna del vecchio colonialismo. È perciò essenziale denunziarne e condannarne come una lebbra sociale la ricomparsa.
Ma al di là di esplosioni così ottuse e clamorose, resiste una forma più sottile, noumeno insidiosa ed iniqua: la colonizzazione interna negli Stati Comunitari.
Quando si nega a Corsi, Sardi, Bretoni, Irlandesi del Nord, Gallesi o agli Scozzesi – per fare qualche esempio – il diritto alla lingua, alla cultura e alla soggettività politica, si fa del colonialismo mistificato quale difesa dell’unità del Paese: patriottismo ipocrita volto a mascherare il tentativo di costringere popoli diversi a farsi assorbire nella cultura, modelli di vita e valori dell’etnia dominante. Insomma estinguersi.
Operazione non ostacolata dal diverso colore della pelle e dalla disponibilità ad accettare quanti, rinunziando a sé, si integrano coi dominanti.
Salvo eccezioni, questo alienante processo finalizzato al genocidio etnico delle minoranze offusca la coscienza di sé e tende a perpetuare subalternità economica, sociale e quindi civile.
La ripulsa dei cittadini di tutti i Nord del mondo nei confronti dei compatrioti dei Sud economici, ne è dura testimonianza. L’impegno per la Casa Comune Europea passa attraverso l’accettazione solidale delle diversità. Antitesi del razzismo.