Appello elettorale per elezioni europee – maggio 1989

Elettrici, elettori
Sono un sardista e sono qui per rivolgervi il messaggio elettorale della lista Federalismo – Europa dei Popoli – nella quale si riconoscono le minoranze etniche, o quanto meno una parte: sarde, valdostane, friulane, slovene, occitane e tante altre fra le quali quelle albanesi e grecaniche.
La nostra forza però va ben al di là della sommatoria dei possibili voti espressi dai nostri Partiti o Movimenti e si realizza in un messaggio di democrazia federalista.
Noi individuiamo, quale vero e corposo ostacolo al costituirsi dell’unità politica europea fondata sul consenso e la partecipazione reale dei popoli, gli attuali Stati nazionali. Perché sulle loro strutture organizzative si sono andati sedimentando e incrostando interessi così prevaricanti e oppressivi da impoverire, inaridendolo, ogni empito creativo, ogni spirito di profondo e vitale miglioramento.
Gli Stati si sono sclerotizzati e pietrificati nel tempo, non vedono e non riconoscono altro valore che quello dei mercati, naturalmente quello dei forti che emargina, come di fatto sta avvenendo, l’agricoltura italiana con  particolare accentuazione per quella meridionale o del sud.
Badate – per i mercati hanno armato gli eserciti. Per conquistarne di nuovi, in una folle politica di potenza, ci hanno precipitato in meno di 30 anni in due guerre sterminatrici ed ancor oggi la pace è affidata all’equilibrio delle armi e del terrore, ed ancor oggi la politica europea degli Stati registra i drammatici fallimenti di Atene e di Bruxelles mentre la crisi coinvolge non solo le tradizionali aree del sud d’Europa ma l’Europa stessa nel suo complesso, o il progresso dei popoli emergenti d’Oriente e d’America.
No, gli Stati e i Partiti che li rappresentano, non ci daranno la prospettiva di una grande moderna Patria europea, essi hanno creato e vogliono mantenere nei fatti l’Europa delle subalternità.
Noi vogliamo costruire un’Europa nuova, l’Europa delle libertà, l’Europa delle minoranze, delle Regioni che con le loro peculiarità, esperienze storiche, sociali e culturali diverse, hanno saputo conquistarsi un’identità che le rende uniche e irripetibili nel contesto umano e civile, ma che nel loro insieme formano l’Europa dei popoli per la quale vi lanciamo questo messaggio di grande unità.
Sì perché unità non è conformismo, non è piattezza, ma grande sintesi della multiforme ricchezza della diversità.
Nel rivolgere a tutti, elettrici ed elettori della grande democrazia italiana, il saluto più fervido, consentitemi di concludere con il particolare appello al popolo dei sardi, dovunque esso si trovi, nelle fabbriche torinesi o della grande Milano, in Liguria o nelle campagne della Maremma o del Senese, delle Marche o dell’Umbria, del Lazio o dell’Emilia Romagna, voi che vi portate nel cuore questo amore struggente di Sardegna, ritroviamoci uniti il 17 giugno intorno ai nostri simboli tradizionali.
Avremo così ancora una volta dato il nostro contributo al progresso civile democratico, dell’Italia e dell’Europa.