Un Presidente “Sardista” nella casa di Berlusconi – 12 novembre 1999

Al posto di Mariolino Floris la smetterei di parlare della Casa dei Sardi come punto di riferimento per l’aggregazione di una patriottica alleanza volta a dare finalmente un governo alla Sardegna.
È una casa attraversata da inquietudini che vedono i protagonisti andare e venire, uscirne e rientrarvi quasi si trattasse di una piazza; un luogo di passaggio.
Ha cominciato infatti Giacomo Sanna contestandone le legittimità e lo strumentalismo cui si è dichiarato estraneo.
Non ha tardato a venirne fuori anche Niki Grauso più interessato a dialogare con Pili, Floris e Selis a titolo del tutto personale, promettendo (dicono loro) il voto e poi negandolo in aula.
Cosa resta?
Solo un tentativo di alleanza di governo che non ha retto lo spazio di un mattino. Resta però Mariolino con l’U.D.R. Ma è poi sicuro? È venuto meno oltre al Leader nazionale Francesco Cossiga, il Consigliere Amadu, che non sembra recedere.
Proporrei a Mariolino uno sforzo di fantasia: s’inventi un altro nome. Un nome che al di là dì sentimenti e programmi lealmente pensati, sarà se, il tentativo va in porto, la casa (una delle tante) di Berlusconi.
In quella casa non abitano di certo i sardisti. Non siamo sensibili agli specchi per allodole.
Nella casa proposta da Mariolino può abitarvi l’odierno Presidente del Consiglio; è problema personale che non riguarda i sardisti.
Forse è il caso di abbandonare anche l’idea d’ingaggiare il Presidente sardista per la Giunta.
È certo un ruolo che spetta ed è naturalmente congeniale a chi rappresenta il Partito Sardo, ma i suoi uomini sono abituati a rendere conto al popolo, non al nuovo e moderno viceré di Arcore che per quanto ci riguarda attenderà a lungo l’incoronazione.