Problema delle acque interne della Sardegna

Il problema, a mio avviso, è quello di restituire alle acque interne della Sardegna il loro equilibrio ecologico, restituire quindi a questo enorme patrimonio di cui la Sardegna è quasi esclusiva titolare nell’area Mediterranea, quella vitalità e capacità produttiva, quel potere naturalistico che aveva e che ha perso per effetto di inquinanti biologici e chimici, i quali hanno determinato un degrado ambientale così rilevate da ridurne la produttività.
Il quesito che mi pongo e al quale do una risposta, è che l’acquacoltura è senza dubbio un sistema di allevamento e di produzione, questo problema lo si deve porre lasciando al di fuori di questo processo gli stagni, perché vi è compatibilità fra le due ipotesi di lavoro.
Si sofferma riportando i concetti del Ministro Abis sugli stanziamenti dei famosi 40 miliardi per le acque interne.
Rispondendo all’ultimo intervento sulla indiscriminazione degli stanziamenti operati nei confronti della Provincia di Nuoro rispetto a quella di Oristano precisa che la spartizione è avvenuta in quel modo in base ai progetti che allora erano in suo possesso, i quali sono stati presentati al Ministero al Bilancio e subito finanziati.
Cabras è rimasta fuori perché non esisteva per quel compendio nessun progetto. Per quanto attiene l’acquacoltura negli stagni, bisogna stare molto attenti per un duplice ordine di motivi. Si diceva che l’allevamento estensivo in Sardegna, dà delle produzioni elevatissime se gli stagni sono portati al meglio delle loro condizioni naturali, si può arrivare ad indici di 600 Kg ad ettaro.
Siamo quasi a livelli di semintensivo senza però manomettere in alcun modo il processo naturalistici e biologico del compendio ittico, se lo si manomette l’ecologia va, a farsi benedire.
L’organizzazione dell’acquacoltura comporta un tale impegno di risorse finanziarie che le nostre cooperative non saranno mai in grado di sostenere.
Potrebbe farlo la SOPAL, cioè le grandi società finanziarie dello Stato, e avremo in questo caso nuovi baroni in laguna, nuovi padroni in luogo dei vecchi ed inoltre saremo espropriati, mentre il processo di accumulazione del capitale sarà esterno mentre la dirigenza di queste aziende sarà anche essa esterna alla Sardegna, sarà una nuova forma pericolosa di conolizzazione.
Il problema dell’acquacoltura è da rivedere, quindi, con estrema attenzione non solo per ragioni ecologiche, ma per ragioni sociali ed economiche.
Non è esatto quanto afferma il Ministro Abis nel suo discorso trionfalistico sugli interventi dello Stato che, afferma, a tutto provvede e tutto risolve, perché in materia di stagni e di riequilibrio ecologico ben poco significato hanno tutte le opere che si andranno ad iniziare per recuperare all’interno degli stagni, per sconfiggere se prima non si cura lo stagno a monte.
Lo stagno di Santa Gilla per esempio bisogna curarlo da Isili con il rio Mannu perché questo è portatore di ogni sorta di inquinamento che proviene dagli scarichi di tutti i paesi che esso attraversa.
Quindi, prima di tutto, bisogna approvare e far decollare, da parte della Regione, il progetto dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani, perché senza questo è inutile bonificare gli stagni i quali saranno e si troveranno sempre minacciati da tale tipo di inquinamento.
A proposito di coordinamento è necessario che la Regione vi provveda innanzitutto a partire dall’interno della sua organizzazione perché dei problemi della pesca se ne occupa l’Assessorato alla Difesa dell’Ambiente, però l’Assessorato alla Programmazione elabora i programmi che in seguito dovrebbero essere gestiti dall’Assessorato all’ambiente, praticamente si cammina in situazioni divergenti, creando molto spesso delle sfasature che poi si accentuano quando dall’interno della Regione si passa ai rapporti coni gli altri Enti Locali, creando così rapporti di incoerenza e scollamento e ciò va a tutto discapito della Regione quando si va ad incontri con il governo e con la CEE.
Abbiamo molto da fare, dobbiamo elaborare una civiltà, i sardi devono tornare al mare, sono stati allontanati per tutta una vicenda storica, dobbiamo riconquistare il mare e con esso il nostro ruolo e la nostra identità.