Ritiro seminativi, Parlamento europeo, 16 luglio 1993

In quella stessa tornata di lavori parlamentari, il 16 luglio 1993, Mario Melis ritorna sulle necessità di un sostanziale cambiamento nella politica agricola comunitaria, partendo da alcuni episodi particolari come il ritiro dei seminativi a vigneti, ma alzando il tiro politico sulle contraddizioni di un’azione che finisce per danneggiare settori importanti come quello dell’allevamento ovino-caprino.
Ritiro seminativi
Signor Presidente, colgo l’opportunità offerta dal dibattito sul ritiro dei seminativi a vigneti, per esprimere alcune riflessioni sulla politica agricola comunitaria e sull’impatto che esercita in aree strutturalmente caratterizzate da crisi economico-sociali.
La prima considerazione attiene all’effetto suscitato dalla politica d’incentivi alla non produzione. Certo, sono comprensibili ed accettabili i motivi ispiratori, ma non si comprende perché siano oggettivamente scoraggiate le produzioni agricole alternative, punite con il dimezzamento dell’incentivo. Ciò provoca così una perdita secca del prodotto lordo vendibile l’aumento devastante sia della disoccupazione sia dello squilibrato rapporto consumi-importazioni.
Ciò che più preoccupa è l’affievolirsi dei valori etico-sociali avviati verso il degrado dell’assistenzialismo diseducante e corruttore, con redditi che non sono frutto di lavoro. E lo stesso ambiente a subirne l’impatto più negativo per il progressivo abbandono delle campagne e la desertificazione e il conseguente degrado di queste.
Tra le attività alternative, indubbiamente emerge quella dell’aumento dell’allevamento bovino e, in regioni come la Sardegna, ovicaprino. L’assurdo, direi, il surreale, è costituito a questo punto dalla minaccia di dichiarare fuorilegge tutte le produzioni lattiero-casearie non in regola con le norme comunitarie in materia igienico-sanitaria. Anche in questo caso l’astratta correttezza della direttiva non fa i conti con la concreta esigenza dei tempi tecnico-finanziari. L’allevamento ovicaprino si realizza di norma in terre marginali, collinari e di alta montagna, ove non sono presenti infrastrutture elettriche, viarie, idriche che sono essenziali per il compiuto rispetto della normativa. Come refrigerare il latte, se manca l’energia elettrica?
Come conciliare l’ispirazione della riforma agricola verso le colture estensive, che sono per l’appunto tipiche dell’economia collinare e di montagna, con la minaccia di mettere fuorilegge le produzioni?
È necessario perciò condizionare gli incentivi per le produzioni al dispiegarsi di attività agricole alternative e concedere adeguate proroghe all’organizzazione del territorio per la realizzazione di infrastrutture finalizzate agli obiettivi igienico-sanitari delle direttive comunitarie.