Convegno su Amministrazioni locali e rapporto con il volontariato

Intervengo a questo convegno, più che in virtù di un diritto e dovere, perché tale è sempre nella sfera giuridica di ogni cittadino il suo rapporto con la società non vi è diritto che non comporti un dovere, non vi e un dovere che non comporti diritti, quanto per rendere una testimonianza di apprezzamento per l’iniziativa assunta dall’amministrazione provinciale per l’individuazione di problemi di così alta attualità, modernità e così rilevanti nel loro verificarsi per l’impatto che hanno sui modelli e il loro esplicarsi in tutti gli effetti che ne conseguono del vivere civile nel nostro tempo. Io credo, per non dire le cose che diranno coloro che mi seguono che sono impegnati nelle relazioni specifiche, in modo particolare per quanto riguarda l’Assessore Regionale alla difesa dell’ambiente che è stato delegato dal Presidente della Regione ad assolvere i compiti che gli derivano dalla legge in materia di protezione civile. Per non ripetere, non invadere compiti o appropriarmi di compiti che sono specifici di coloro che invece interverranno con relazioni particolari, vorrei fare e sottoporre a convegno alcune riflessioni che in parte sono, almeno per quelle che sto per fare nell’introduzione, in corso di superamento dalla legge che il Ministro ha proposto all’esame del Parlamento sulla nuova organizzazione della protezione civile che oggi è veramente in una condizione di disorganicità, di precarietà, di scarsa chiarezza. Non si sa bene quali siano i soggetti investiti di specifica responsabilità in questo ambito perché vi concorrono soggetti i più diversi: dalle capitanerie di porto per ciò che accade nell’ambito del loro territorio, ai vigili del fuoco, all’esercito, agli ufficiali sanitari dei comuni quindi, alle unità sanitarie locali nelle sue diverse articolazioni, vecchio medico provinciale. Ricordo qualche anno fa, nell’81, vi fu un rilascio di aerilonitrile da un tubo che portava questo tossico, utile nei processi industriali della chimica delle fibre, nelle falde freatiche immediatamente retrostanti il porto di Oristano, acrilonitrile che è ad alto contenuto di cianuro e da quelle falde freatiche si prelevava l’acqua per processi industriali, per le paste alimentari per esempio, e per la vita civile, per gli acquedotti della zona, un pericolo potenziale che poteva mettere in crisi tutta un’area intensamente popolata e intervenirono tutti. Certo la capitaneria di porto era la più direttamente interessata, così sembrava, così gli organi dei vigili del fuoco, così l’Amministrazione Provinciale il laboratorio chimico o così il Prefetto che si sentiva minacciato nell’ordine pubblico, così il medico provinciale che allora aveva un suo ruolo autonomo, così l’ufficiale sanitario, ed erano qualcosa come 25/26 soggetti investiti tutti di specifica responsabilità con compiti che si accavallavano che si incrociavano addirittura nella stessa amministrazione regionale. Avevano l’Assessore alla Difesa dell’Ambiente e l’Assessore alla Sanità che confliggevano nell’ambito di competenze che rischiavano di vedere sempre più ritardata l’azione di difesa e di protezione dei cittadini. Ecco noi veramente abbiamo vissuto momenti di una incoerenza allucinante. L’Assessore alla Difesa dell’Ambiente, cioè io in quel momento, chiedo all’amministrazione provinciale di prelevare i campioni e di portarli d’accordo con l’Amministrazione Provinciale di Oristano, a velocità supersonica all’Istituto Superiore di Sanità perché l’Amministrazione Provinciale non disponeva di tutte le procedure per tutta la gamma di analisi che potevano essere svolte, senonché il Prefetto, ritenendo che prevalesse il motivo di ordine pubblico, blocca il tecnico della Provincia, il chimico, lo blocca e dice: “no le analisi le dispongo io perché è competenza mia”, e non abbiamo fatto le analisi subito, le abbiamo fatte quattro o cinque giorni dopo.
Quali sono le competenze della Regione? Per trovare le competenze della Regione dobbiamo andare a scomodare 7-8 leggi diverse, perché non esiste una vera e propria legge sulla protezione civile.
Al Ministro il grande merito di avere posto finalmente ordine quanto meno nella prospettiva, individuando i soggetti che diventano responsabili, individuando i beni da tutelare perché anche questo è uno dei problemi, capire che cosa è tutelato sotto il profilo della protezione civile, che non è più possibile parlare soltanto del terremoto, dell’alluvione, di fenomeni, la frana che improvvisamente distacca una grande massa di materiali diversi e sterili e che si abbattono in un centro abitato, che sconvolgono la vita di una popolazione perché ne bloccano le strade perché magari fanno diga a un corso d’acqua, perché creano tutta una serie di problemi.
Oggi nella moderna società il concetto di protezione civile si evolve; è un problema che cresce e si sviluppa insieme alla società insieme al crescere e all’evolversi della società.
Che posso dire, Bopal può diventare il cimitero di un’intera popolazione in India, lo sviluppo industriale, Seveso in Italia, diventa un motivo di’intensa, di drammatica preoccupazione per intere popolazioni. Anche il camminare delle persone trasportava il veleno e poiché questo veleno, la diossina, sembra non degradabile, resistente agli agenti atmosferici e a qualunque altra forma di aggressione, viene trasportata dal pedone perché si attacca alle suole delle scarpe e si diffonde su spazi sempre più vasti.
Ci sono problemi che vanno dilatandosi, si pensi alla potenzialità per esempio delle centrali nucleari; l’America ha vissuto ore drammatiche per alcune centrali nucleari che sono entrate in tilt; che servono per la vita civile, che servono per produrre energia, che servono per produrre dinamismo e crescita civile, che a un certo punto diventano però un pericolo per l’intera società. Ecco dov’è, in quale momento si esce dall’ambito di certi settori, perché tutto questo diventa protezione civile. Individuare il bene che si tutela, individuare i pericoli che si fronteggiano, per chiamare i soggetti più idonei a fronteggiarli.
E non è possibile poi organizzare una difesa civile che sia uguale identica in tutto il territorio dello Stato: perché sperperare risorse in Sardegna per organizzare una difesa dai possibili terremoti? mi pare abbastanza incongruo, noi abbiamo raggiunto una pace geologica da qualche milione di anni e pericolo di terremoti non ne abbiamo e risulta difficile anche l’inondazione perché il Polesine è difficilmente inondabile da un Po che non esiste, perché manchiamo di quei corpi idrici con una potenzialità tale da determinare problemi di questo genere. Mentre noi abbiamo il pericolo degli incendi e non dell’incendio urbano, dell’incendio della fabbrica, perché purtroppo non ci sono neanche le fabbriche o sono piuttosto rare e disperse nel territorio e non tali da determinare fenomeni così diffusi, ma il pericolo degli incendi nelle campagne sono pericoli di una gravità devastante, perché distruggono i valori ambientali, perché distruggono i valori del territorio, ne distruggono le bellezze naturali, ne distruggono la produttività, ne distruggono la vivibilità. Allora la difesa civile deve essere mirata ai beni che esistono nel territorio.
Ecco l’intuizione del Ministro là dove fa emergere il ruolo della Regione, del Presidente della Regione, dove elimina le diarchie, la presenza di dirigenti dello Stato e della Regione in una sorta di concorrenza nell’esercizio di poteri che evidentemente debbono essere ricondotti a gestione razionale, logica, tempestiva, individuando in un soggetto politico e di ordinamento l’autorità che può, come dire, organizzare la difesa civile. Ma ecco quindi il ruolo di tutti gli altri enti, di tutte le altre istituzioni, di tutti gli altri organismi che sono nell’ordinamento, ma di quelli che fioriscono, con la crescita dei valori di consapevolezza della società.
Il volontariato, è un processo di riappropriazione del territorio da parte delle popolazioni. Non c’è difesa che possa reggere, non c’è organizzazione logistica per quanto perfetta che possa realizzare la difesa integrale del territorio e dei valori che nel territorio sono presenti se non c’è una partecipazione viva convinta, diffusa, coraggiosa, generosa delle popolazioni, delle popolazioni che nel territorio vivono, che dal territorio ottengono tutti i benefici delle produzioni che il territorio consente da quelli agricoli a quelli della pastorizia a quelli del bene paesaggistico, del turismo, del tempo libero, del riposo, dell’abbandonarsi alla suggestione delle bellezze naturali, del rigenerare lo spirito in questo rapporto diretto con la solennità, la forza, la bellezza dell’ambiente.
Solo le popolazioni che vivono nel territorio sono in grado di comprendere tutta la grandiosità e il significato di questo rapporto e difenderlo, difenderlo per se stessi, per i figli, per una continuità civile che è affidata prima di tutto a noi. Le istituzioni possono intervenire con risorse finanziarie, con risorse logistiche, con lo spirito di sacrificio, di generosità dei suoi addetti.
I morti ormai stanno diventando numerosi; civili volontari, militari ne sono caduti 4 a Laconi l’anno scorso in un impegno generoso, per riuscire a dominare a controllare focolai d’incendio che potevano essere devastanti per le popolazioni e hanno sacrificato la loro giovinezza per difendere questi valori. Ma sono morte 5 persone sulle colline di Tempio, altri generosi, alle porte della città, dell’abitato, difendendo le case e così, riandando indietro nel tempo, i caduti di Valliciola, i giovani dell’aviazione leggera dell’esercito, un sardo e due continentali, ragazzi pieni di entusiasmo che avevano sposato questo impegno con il sentimento di una crociata, difensori del nostro patrimonio, ancor più consapevoli di quanto noi stessi spesso non siano.
Ecco, questa mobilitazione, questo è il vero valore e il pegno che tutti noi dobbiamo oggi rinnovare perché gli aspetti tecnici, gli aspetti scientifici, gli aspetti giuridici sono tutti affrontabili e risolvibili e certamente una buona legge aiuta molto di più della mancanza di una legge, o di una legge non sufficientemente provvida, ma la forza di una società che cresce e avanza è prima di tutto nello spirito degli uomini.