Considerazioni su “Influenza esercitata da Lussu sulla sinistra italiana sui temi dell’organizzazione istituzionale dello Stato”, anni ’90

1°) Premesso che in nome dell’Autonomia-federalista il P.S.d’Az. ha mobilitato in un’organizzazione politica di massa il mondo rurale (contadini e pastori), sottraendoli alla tradizionale influenza conservatrice dei partiti prefascisti e dello stesso fascismo di cui è stato uno dei più tenaci oppositori;
2°) Dialogo serrato di Lussu con i partiti di sinistra e nei partiti di sinistra, sul tema autonomia dopo il 1948. Sul tema pone il quesito:
Quali componenti sociali esercitano la maggiore, determinante influenza, nel decidere le grandi scelte che diventano storia dei popoli?
In polemica con Togliatti, nel discorso alla Costituente del 29 maggio 1947, Lussu afferma: la storia è storia delle Città.
I contadini non hanno mai avuto storia. La loro storia è quella dei loro padroni.
Il fatto nuovo della democrazia moderna è l’esigenza di unità Città-Campagna.
La riforma autonomistica facilita e rende possibile l’attuazione di questa esigenza.
Ma all’interno della sinistra quale componente sociale diventa determinante nelle scelte?
Lussu non ha dubbi: il mondo operaio.
Appartengono alla società urbana ed in questa concorrono alla formazione delle grandi scelte politiche, traendone il maggiore vantaggio. Nello stesso discorso del 29 maggio 1947 afferma: “Le conquiste liberali sono state pagate dai contadini del Sud”.
Il potere centrale ha svolto il ruolo del mezzano fra i loschi affari industriali e quelli agrari.
Dei primi hanno talvolta beneficiato le masse operaie del Nord con il protezionismo (senza averne coscienza!). Ma degli affari degli agrari non hanno mai trovato profitto i contadini del Sud.
Lussu arriva a parlare di collusione fra “l’aristocrazia operaia” del Nord ed i suoi industriali come già fanno Salvemini e Camillo Bellieni. “Quaderni di Giustizia e Libertà”, n. 6,  marzo 1933.
Il movimento operaio, nella sua gigantesca ascesa non turbò la politica dei fatti compiuti e dell’opportunismo; diventò opportunista esso stesso diventando riformista, vide solo il problema sociale e trascurò nettamente il problema politico, illudendosi di risolvere questo indipendentemente da quello.
D’altra parte il movimento socialista vede l’autonomia solo in funzione di scuola di democrazia per il “proletariato urbano”.
Di qui la scelta dello Stato centralista con ampie autonomie comunali (prive ovviamente di potere legislativo).
I Governi italiani non ebbero la ventura di navigare tanto lontano e trovarono nelle regioni del sud le loro colonie. Il Sud fu ridotto a funzionare da deposito di allevamenti di maggioranze parlamentari da cui il fascismo ha molto copiato.
Dopo cinquantanni nel Sud i lazzaroni (camorra) sono i più grossi ed i baroni più pomposi; nel Nord, all’aristocrazia della Pomerania si era sostituita la nobiltà industriale che fraternizzava con il protezionismo operaio.
Ecco perché Lussu rivendica al Partito Sardo di aver portato, attraverso l’ideologia rivoluzionaria dell’autonomia federalista, il mondo rurale alla lotta politica.
Egli arrivò a teorizzare, nella fase d’impostazione creativa del sardismo, il Partito quale “Movimento della campagna in antitesi a quello urbano”, così come questo si era definito. (Il Solco 28 agosto 1921)
Sulle posizioni di Lussu e Bellieni ritroviamo la valutazione di Oliviero Zuccarini (Critica politica – nn. 1-4 del 1926) che osserva:
“Il fatto politico più importante del dopo-guerra – e potenzialmente il più rivoluzionario – è stato costituito dall’ingresso delle masse rurali sulla scena politica. L’affermarsi della tematica autonomista è conseguenza di questo ingresso in scena”.
Ma che la tematica dell’Autonomia federalista sia stata il momento politicamente aggregante del mondo rurale organizzato dai combattenti, nell’immediato dopo guerra, dal fatto che con il fascismo solo il P.S.d’Az. ha resistito mentre nel resto d’Italia il movimento rurale si è dissolto senza resistenza.
I sardisti avevano il cemento dell’ideologia autonomistica .

Motivazioni al federalismo in Lussu
(Quaderni di Giustizia e Libertà n.6 – 1933)
Lo Stato centralista è corruttore. Lo Stato unitario rigido avoca a sé tutti i poteri, principiali, secondari, centrali e locali ed in questa onnipotenza prosperano, intrighi, incompetenza, disordini.
Noi federalisti vogliamo privare lo Stato di questa potenza corruttrice (e quanta ragione avesse lo sperimentiamo a distanza di mezzo secolo dalla Costituzione!), di questa sua sovranità unica ed assorbente.
L’organizzazione federale dello Stato rende più facile la difesa del nuovo ordine sociale (verso il socialismo democratico).
Il Federalismo non è ideologia di destra o di sinistra. È una visione dell’impostazione dello Stato. In Francia è reazionaria con la Gironda contro la Parigi Giacobina (centralità!). In Italia è moderata e reazionaria con il Gioberti e Rosmini, rivoluzionaria e di sinistra con Cattaneo e Giovanni Battista Tuveri.

Più Libertà con il Federalismo
Chi per ottenere il soddisfacimento dei propri diritti si rivolge al potere comunale o regionale è più libero di chi deve attendere queste “concessioni” dall’autorità romana.
Non bisogna confondere il Federalismo reale da quello nominale quali quelli dell’America Latina nei quali esercitano dittatura i militari o quello sovietico (Stato federale solo per le carte geografiche – In Russia si negano i
diritti individuali p. 174,1933).

Ideologia Federalista
In effetti lo Stato federale deve andare oltre, superando la distinzione fra diritti politici e diritti sociali per giungere ad una profonda trasformazione non solo della Teoria Generale dello Stato ma anche della dottrina dello Stato e anche della dottrina dei Diritti individuali. Quelli proclamati dalle rivoluzioni del secolo XVIII non sono più una meta ma una tappa.

Peculiarità Regionali
Lussu ne esalta il valore di “unità morale, etnica, linguistica e sociale, la più adatta a diventare unità politica”. Nonostante le dominazioni straniere ogni regione è rimasta se stessa. Lo stesso esercito, in guerra, si affida al reclutamento regionale (Brigata Sassari, Regio, etc.) rovesciando i criteri tradizionali.
Vi sono in ogni regione tali esigenze particolari per cui sono richiesti attività, sistemi, provvedimenti e leggi adeguati, solo là richiesti e che non hanno niente a che fare con le altre regioni.
Ognuna ha pertanto la necessità di risolvere da sé, e senza la tutela di nessun organismo estraneo, i suoi particolari interessi. Ogni regione può diventare uno Stato (in piccolo). Le regioni italiane non sono piccole; lo sarebbero come stati indipendenti, non come stati federati.
Nella Confederazione Svizzera la totalità dei Cantoni, in Germania il 25% dei Landers sono più piccoli della più piccola regione italiana.
Sardegna
Per oggi basterà dire che la Sardegna aspira ad una Repubblica Sarda nella Repubblica Federale Italiana, (Sardegna e Sardismo – 8 luglio 1938).