Interpellanze e interrogazioni -Senato della Repubblica – 328a seduta pubblica – martedì 14 novembre 1978Interpellanze e interrogazioni

Passiamo allo svolgimento dell’interpellanza del senatore Melis. Se ne dia lettura.
Pazienza, segretario:
Melis. — Al Ministro dei lavori pubblici, — Per conoscere quali iniziative abbia assunto, o intenda assumere, per scongiurare i permanenti e gravissimi (pericoli di disastro navale conseguenti ai ripetuti incagliamenti di navi merci e passeggeri nella così detta «canaletta» dell’Isola Bocca all’entrata del porto di Olbia.
L’interpellante ricorda le numerose denunzie fatte all’onorevole Ministro, ormai da due anni, sia con lettere personali che con interrogazioni ed interventi svolti tanto in Commissione lavori pubblici del Senato che in Assemblea, per sollecitare l’urgente inizio dei lavori di dragaggio dei fondali, agibili in condizioni di estremo rischio dalle navi in entrata ed uscita dal ponto.
Si sottolineano altresì in particolare i tre episodi che negli ultimi mesi hanno interessato ben tre navi di linea in servizio passeggeri e merci sulla tratta Olbia-Civitavecchia e, da ultimo, la motonave — tutto merci — del tipo «Golfi», in servizio tra un porto della Toscana e Olbia.
Tali pericoli si sono ulteriormente aggravati dopo l’entrata in linea delle motonavi Tirrenia «G. Deledda» e «G. Verga» pressoché ingovernabili, data la loro stazza, in mancanza di adeguati fondali.
L’incuria e d’indifferenza del Governo in ordine al problema segnalato appaiono tanto più incomprensibili e colpevoli ove si consideri il pericolo cui vengono quotidianamente esposte migliaia di persone, l’ingente patrimonio costituito dal naviglio interessato o costretto alla navigazione in quel porto (il costo delle motonavi «Deledda» e «Verga» assomma a 30 miliardi ciascuna), nonché l’economia dell’intero hinterland servito dal porto di Olbia, ridotta a polverizzare i flussi di traffico merci non potendo le navi utilizzare a pieno le rispettive capacità di trasporto.
L’interpellante chiede altresì di sapere se sono state impartite disposizioni ai dipendenti uffici per dare la priorità, nell’esecuzione dei lavori in corso all’interno della rada dello stesso porto di Olbia, al rapido completamento del primo dente d’attracco nel molo opposto al «Frassinetti» onde consentire di contestuale accosto di quattro navi rispettivamente al citato molo Frassinetti, in testata dell’Isola Bianca, ed al costruendo dente di attracco.
Si sottolinea l’urgenza di completare al più presto questa parte dei lavori in considerazione dell’attuale congestione che si registra giornalmente nel porto, costringendo le navi in rada a continui spostamenti ed a particolari quanto costosissime manovre, per far posto alle navi in arrivo.
In proposito si ricorda che le motonavi di linea passeggeri sono costrette ad eseguire, per due giorni alla settimana, ben sei manovre (del tutto inutili ove fosse loro riservato un approdo esclusivo) per far posto ad altre navi, manovre il cui costo si aggira, ogni volta, sui due milioni di lire.

Melis. Domando di parlare.
Presidente. Ne ha facoltà.
Melis. Signor Presidente, onorevole Sottosegretario, onorevoli colleghi, non avrò bisogno dei venti minuti concessimi dal Regolamento per ribadire concetti e denunce che ho già avuto modo di formulare in questa Aula in occasione di precedenti interrogazioni ed interpellanze.
Si tratta, infatti, del problema di rendere agibile e sicuro alla navigazione il porto di Olbia.
Ebbene nella seduta del 27 settembre di questo stesso anno, nel sottolineare la pericolosità del porto di Olbia, a causa dei bassi fondali che non vengono più dragati dal 1937, ricordavo come ben tre motonavi, due di linea ed una «tutto-merci», siano andate ad incagliarsi senza avere neppure la possibilità di uscire dalla rada portuale. In quella occasione il Governo ha dato formali assicurazioni, precisando che i lavori di dragaggio erano stati disposti dal Governo e che la draga «Sauro» era al lavoro; tutto quindi si sarebbe normalizzato in breve arco di tempo.
Sta di fatto che appena quindici giorni fa una quarta nave, una nave da crociera del gruppo armatoriale Costa, che aveva incluso la Sardegna nei suoi itinerari ed in particolare il porto di Olbia per l’interesse che sul piano turistico offre il suo hinterland, è andata ad incagliarsi bloccando l’ingresso al porto per oltre cinque ore. Infatti, l’ingresso al porto di Olbia avviene attraverso la cosiddetta canaletta dell’Isola Bocca, larga non più di cento metri. Ebbene, questa nave si è messa di traverso bloccando il traffico marittimo in un porto che è il secondo d’Italia per il volume di traffico passeggeri. E, guarda caso, nell’occasione, trasportava gli operatori turistici d’Europa interessati al turismo sardo; dirigenti di agenzie turistiche italiane ed europee che volevano verificare le possibilità di includere la Sardegna nella propaganda per i loro clienti. È chiaro che dopo questa avventura da loro personalmente vissuta è da presumere che non vorranno più consigliarla alla loro clientela europea.
I danni che la nostra economia subisce in conseguenza dell’incuria, della trascuratezza, dell’abbandono che ormai da decenni si registrano in questo porto sono veramente incalcolabili.
Quanto ho sottolineato non riguarda solo gli aspetti dello sviluppo turistico, ma altresì i commerci e l’economia nel suo complesso.
Gli scambi commerciali ne sono rallentati e disaggregati in una polverizzazione antieconomica. Le grosse navi non possono attraccare al porto di Olbia per cui si è costretti a servirsi di navi di piccolo tonnellaggio, frazionando quindi in operazioni di carico e scarico molteplici partite che invece potrebbero essere imbarcate in un’unica soluzione, con riduzione di costi rispetto a quello finale del trasporto; questa possibilità a noi è praticamente preclusa. A tutto questo aggiungasi il pericolo per la vita delle .persone. Una nave che s’incaglia non si sa mai che cosa può determinare, quale disastro e quale pericolo di naufragio può provocare.
La seconda parte del mio intervento riguarda la stabilità dei moli all’interno del porto. Sono già due anni che, dovendo transitare settimanalmente in questo porto, segnalo con lettere personali al Ministro, con interrogazioni e sollecitazioni varie i lavori per il consolidamento dei moli, che evidenziano visivamente dei cedimenti. Il provveditorato alle opere marittime della Sardegna ha sempre assicurato la loro stabilità e soltanto in data 27 settembre il Governo, finalmente, si e deciso a riconoscere che effettivamente questi pericoli esistono, annunciando che si sta provvedendo ad ovviarvi con l’elaborazione di perizie che permetteranno il rapido avviamento e l’attivazione di lavori per farvi fronte.
Il danno, però, era così grave che non ha atteso l’elaborazione delle perizie; infatti il molo opposto a quello Frassinetti è crollato. Buon per noi che in quel punto non sostavano né automezzi, né persone, né vi erano attraccati dei natanti, altrimenti oggi avremmo dovuto parlare di disastro ed anche di responsabilità non solo politiche, ma anche di ordine personale e penale per quanto poteva avvenire e che solo per un miracolo non si è verificato!
Questa situazione si collega peraltro ai lavori che sono in corso per il completamento di due nuovi denti d’attracco. Non si capisce l’estrema lentezza con ila quale questi lavori vengono portati avanti se non facendo l’ipotesi — in verità un po’ maligna, ma non si vede altra spiegazione — che la impresa vada attendendo — che so? — la revisione prezzi per poter chiedere miliardi in più rispetto a quelli che già ha ottenuto per la realizzazione dei lavori nei tempi previsti. Pochi sono gli addetti, pochi i mezzi disponibili ed i lavori si protraggono per tempi lunghissimi. Si ha bisogno, invece, che quanto meno il primo dente d’attracco venga realizzato il più rapidamente possibile. Oggi le motonavi di linea passeggeri sono costrette ad una sorta di minuetto all’interno del porto. Si tratta di navi che costano 30 miliardi che vengono attraccate e poi disancorate, spostate e poi riportate e poi spostate di nuovo per ben sei manovre al giorno. Tutto ciò si rende necessario per fare posto alle navi di linea, passeggeri e merci, che giungono quotidianamente in porto. Ebbene queste operazioni sono costate alla Tirrenia, in meno di un anno, oltre 700 milioni; si sta dissipando il denaro pubblico in operazioni che vanno a beneficio della società che gestisce i rimorchi, a beneficio dei piloti, a beneficio degli ormeggiatori, a beneficio della organizzazione portuale.
Non se ne avvantaggia però l’economia e il bilancio dello Stato. Si tratta di spese assurde, del tutto ingiustificate che sarebbero risparmiate ove le navi in servizio pubblico avessero il loro accosto sicuro ed esclusivo, che potrebbero avere se i lavori del costruendo dente di attracco fossero portati rapidamente a termine.
Tra l’altro si sta facendo una politica di gestione portuale da parte della capitaneria di porto che è ben strana; si costringe per due volte alla settimana la nave passeggeri a non attraccare al molo passeggeri. E così si costringono questi a scendere, non, come avviene in tutti i porti del mondo, dalle normali scalette che collegano la nave al molo, ma dal garage, insieme ai camion, alle autovetture, con pericoli enormi di essere travolti; così scendono famiglie intere con bambini e bagagli con tutte le difficoltà connesse alle operazioni di sbarco: devono uscire, ripeto, insieme ai camion, ai rimorchi, alle automobili perché l’accosto privilegiato viene concesso ad una nave «tutto-merci» della società Marzaro che così risparmia centinaia di milioni all’anno; quelle centinaia di milioni all’anno invece li spende la Tirrenia. Non si capisce come una nave «tutto merci» privata possa essere privilegiata a danno di una nave passeggeri in servizio pubblico.
Accadono queste cose! Siamo veramente abbandonati anche dal punto di vista della tutela della gestione amministrativa del porto oltre che della sua gestione tecnica ed economica. Sono motivi di preoccupazione che mi costringono a sollecitare con tanta frequenza il Governo ai suoi adempimenti ed a risposte che finalmente tranquillizzino le nostre popolazioni e diano una prospettiva più certa al nostro sviluppo economico e civile.
Presidente. Il Governo ha facoltà di rispondere all’interpellanza.
Padula, sottosegretario di Stato per i lavori pubblici. Dopo la puntuale e rinnovata esposizione che l’interpellante ha l’atto dei problemi dell’area portuale di Olbia, il Governo non può che richiamare quanto già espresso il 27 settembre scorso in risposta a precedente interrogazione di contenuto analogo a quello dell’interpellanza odierna e precisare ulteriormente che per la sistemazione del porto di Olbia sono state constatate esigenze relative al completamento dell’escavazione del porto interno ed all’arredamento delle banchine, per una spesa di 4 miliardi e 470 milioni di lire.
È inoltre stata richiesta la costruzione di una nuova stazione marittima per l’importo di tre miliardi.
In considerazione della particolare rilevanza del porto di Olbia nell’economia nazionale in rapporto al flusso turistico e commerciale dello scalo, faccio presente che le esigenze sono senz’altro condivise dal Governo e assicuro l’interpellante che nel programma triennale in corso di elaborazione è previsto un intervento a favore del porto stesso.
Melis. Domando di parlare.
Presidente. Ne ha facoltà.
Melis. Prendo atto della risposta dell’onorevole Sottosegretario. Debbo dire che questa mi lascia quanto meno perplesso, pur apprezzando lo spirito delle sue dichiarazioni. La perplessità deriva dall’estrema laconicità e, per certo verso, genericità della risposta.
Ci si riferisce al piano triennale e si rimanda al futuro. Il piano deve essere ancora definito nei tempi e nella quantità delle risorse finanziarie. Non si conoscono quindi le concrete prospettive della sua attuazione.
Nei tempi brevi si trascura però la normale manutenzione: dragaggio dei fondali e consolidamento delle banchine costituiscono operazioni di ordinaria manutenzione.
Avrei voluto altresì prendere atto dell’impegno del Governo di realizzare entro termini brevi il primo dente di attracco che è in corso di costruzione. Non vi è bisogno di nuovi finanziamenti, ma basta accelerare i lavori che sono in atto. Concludendo debbo dire che, per lo spirito che ha informato la risposta del rappresentante del Governo, mi posso dichiarare solo parzialmente soddisfatto.