Considerazioni sulle Elezioni comunali a Cagliari – Nuoro, 29 aprile 1998

Gli impegni che attendono gli amministratori di Cagliari sono vasti e complessi, resi ancor più difficili dal fascino solare di una città che non consente manomissioni spericolate in nome di miglioramenti che alla prova dei fatti si rivelano molto spesso infelici quando non deturpanti. Non è questa la sede per entrare nel merito dei diversi problemi che si articolano ed interagiscono nei mille rivoli del particolare.
Penso però che l’impegno fondamentale degli odierni amministratori sia fare di Cagliari la capitale reale della Sardegna; un punto di forza nel quale riconoscersi dai Campidani alla Gallura, dalle alture del Gennargentu agli operai di Porto Torres.
Una capitale che deve trovare nel suo rapporto con il mare, respiro prospettiva di sviluppo che da Cagliari deve irradiarsi su tutta la Sardegna Dobbiamo sfatare l’accusa di Cagliari citta fenicia che sfrutta la Sardegna. Tutti noi sardi abbiamo bisogno di una Cagliari momento di forza creativa dello sviluppo civile, culturale ed economico della Sardegna intera.
Dei cinque candidati al ruolo di Sindaco, tre li conosco personalmente e non posso che esprimere parole di apprezzamento e stima. Diverso è il giudizio politico.
Mariano Delogu, della cui amicizia mi onoro, lo vedo condizionato e, per certo verso, prigioniero di una destra nazionale ancora incerta e contraddittoria nel suo transitare dalla visione fascista dello Stato all’orizzonte liberal democratico di cui alcuni dirigenti si affermano, molto di recente, sostenitori pur fra i mugugni di una base che ancora soffre di molte nostalgie.
Che dire di Niki Grauso? Da Presidente della Regione ho avuto diverse opportunità per valutarne il dinamismo imprenditoriale, intuizioni, la febbre della modernizzazione tecnologica in tanti settori della grande attualità.
Ciò che non mi convince della sua candidatura è la pericolosa commistione dell’imprenditore che diventa leader politico avvalendosi, per imporsi all’attenzione dell’opinione pubblica ed ottenerne il consenso, anche dei mezzi d’informazione dei quali è proprietario: L’Unione Sarda e Videolina, oltre alcune testate minori sia della stampa scritta che parlata e televisiva. Ciò che poi non condivido è che questa avventura la stia vivendo sotto il simbolo dei Quattro Mori e con l’avvallo di un nome che gestisce una storia personale che stava diventando patrimonio della comunità e che ora sta rapidamente inaridendo nella pianta.
Il segretario del Partito Sardo ha comunque dichiarato che l’alleanza elettorale definita a Cagliari trova il suo limite politico nella Città e non coinvolge quindi, sul piano ideologico, la militanza.
Ritarella Carboni, avvocato ed operatore economico brillante ed efficiente che affronta, per quanto ne so, per la prima volta un’esperienza istituzionale pur essendosi sempre impegnata, accanto al padre, Presidente della Provincia ed all’indimenticato Ciccio Cocco-Ortu, i più alti livelli della politica militante. Siamo amici da sempre.
A sostenerla, fra molte altre, figura la lista di Costituente Sardista, animata da ferventi amici (al momento fuori dal partito, non per loro volontà), protagonisti attivi nei vasti spazi del sardismo diffuso; un patrimonio di valori attorno ai quali i sardi dovranno trovare le ragioni di una rinnovata unità.
La Sardegna ha infatti bisogno di un forte e credibile movimento sardista. Ne ha bisogno la politica nel suo complesso che altrimenti si limita a disquisire dei massimi sistemi validi a Casalpusterlengo come a Lagonegro senza però sfiorare le piaghe dolorose della solitudine sarda.
D’altra parte: l’impegno sardista si colloca nella storia come lotta di popolo per l’autonomia e contro sottosviluppo ed emarginazione; un modo nuovo di fare politica dare alla sinistra – di cui fa parte – più ampi orizzonti di democrazia. Ecco perché mi sento in questo contesto vicino agli amici di “Costituente Sardista”. Cambiare schieramento rischia di essere puro avventurismo.
Le altre due candidature a sindaco, entrambe d’ispirazione sardista, sono chiaramente proposte di bandiera: “Sardigna Natzione” e “Forza Sardegna”. La loro presenza, come quella di Costituente Sardista, del Partito Sardo d’Azione, di Sardigna Natzione e della sconosciuta Forza Sardegna ha un merito: ricordarci che divisi si possono ottenere talvolta successi personali, ma ad essere sconfitta è la Sardegna.