Un Presidente “Sardista” al Consiglio Regionale – Nuoro, 12 novembre 1999

Conoscendo i valori etico – politici che danno luce agli orizzonti operativi dell’on. Serrenti c’è da chiedersi perché abbia sollevato tanto polverone con l’ipotesi di scioglimento del Consiglio.
La risposta è molto semplice ed abbastanza coerente all’interesse del personaggio.
Per il resto: una bufala; competente a valutare e deliberare sullo scioglimento del Consiglio – previo parere della commissione parlamentare per questioni regionali – è solo il Governo e non il Presidente della Repubblica al quale spetta niente più che prenderne atto. Così come fa per altro promulgando le leggi approvate dal Parlamento. Quale notaio dello Stato si limita a controllare che siano stati rispettati i requisiti previsti dalla Costituzione ed in caso positivo controfirma il provvedimento.
Serrenti è perciò consapevole di non attivare un bel nulla. Si è infatti guardato bene dal rivolgersi al Governo che, essendo competente, potrebbe prenderlo sul serio (è difficile!) e deliberare in conseguenza. E Serranti vuole tante cose ma non lo scioglimento del suo seggio consiliare e presidenziale.
Allora perché ha suscitato tanto clamore rilasciando dichiarazioni, convocando conferenze stampa, occupando le prime pagine dei giornali, quando era ben consapevole che stava recitando niente più che una sceneggiata?
La gravità inaudita dell’operare (meglio sarebbe dire: congiurare) del Serrenti non sta tanto nell’aver tradito il suo partito e nemmeno nell’aver votato con i nuovi amici contro i vecchi, ma nell’aver usato la Presidenza del Consiglio come un qualunque utensile, o meglio, un coltello, da affondare sugli avversari oltraggiando con ciò la comunità dei sardi che vede nel Presidente del Consiglio il supremo garante di tutti, anche del consigliere regionale che pur senza partito, rappresenta comunque le speranze di un modesto gruppo di cittadini; eleggendolo erano certi che il Presidente del Consiglio avrebbe difeso tutelando la lotta del solitario consigliere.
Serrenti ha violato un patto non scritto: quello che i nostri vecchi avevano per sacro perché garantito dalla parola che per i sardi è più sacra di qualunque scritto. Tradire l’impegno, specie se fondato sulla sacralità della parola è quanto di più turpe ed ignobile conosce la tradizione etica Sarda.
Ebbene Serrenti da consigliere ha tradito il suo partito, da Presidente del Consiglio: la Sardegna. Mi sforzo senza riuscirci di capire gli amici della destra sarda che non ne traggono le necessarie conseguenze.
Quando si distrugge la credibilità, l’affidabilità, il prestigio della Presidenza del Consiglio si è colpita a morte la sede del confronto democratico e la si trasforma nella giungla.
Restituiteci le istituzioni. Cacciatene i servi infedeli e per il resto combattete per affermare le vostre idee del tutto legittime ancorché non condivise. Chi tradisce oggi, se gli conviene, lo farà domani e sempre.