Lettera di solidarietà per la famiglia Devoto – 16 maggio 1987

Cari Fratelli Devoto,

sono profondamente turbato ed offeso per gli oltraggi che da qualche tempo a questa parte siete costretti a subire ad opera di personaggi turpi per disumana avidità e pusillanime inettitudine.
Che dire? siete degli onesti; avete profuso nel lavoro e nella società energie d’intelligenza creativamente feconda. La vostra famiglia fa parte della storia di Nuoro e quindi della Sardegna; ne è parte attiva e protagonista. I ricordi d’adolescente mi riportano alla memoria vostro Padre e voi che silenziosamente, con quotidiano impegno, ne esaltavate l’esempio, l’iniziativa, il ruolo.
Certo, silenziosamente. È stata una vostra caratteristica. Parole e gesti essenziali per realizzare risultati crescenti senza mai lasciarvi cogliere da albagie, né scoramenti, in una continuità capace di guardare lontano, con la forza di chi è consapevole di aver un passato per averlo scritto giorno per giorno in virtù di un patrimonio morale ben più rilevante e prezioso di quello economico, che pure testimonia della serietà e capacità di chi l’ha realizzato rendendosi però utile agli altri.
Non ho né poteri per aiutarvi, né consigli da darvi. Sento imperioso il bisogno di esservi vicino non solo con il rispetto e la stima che meritate, ma con affetto e solidarietà profonda.
Se doveste lasciare Nuoro mi sentirei profugo con voi nella consapevolezza che Nuoro – con il vostro abbandono – s’impoverisce e, perdendovi, ancor di più s’inaridisce.
I nostri rapporti non sono mai andati oltre la cordiale cortesia, ma attraverso i quadri della cara Sig.na Francesca così permeati, e non solo per gli aspetti formali, di spiritualità sarda, sento di aver vissuto l’atmosfera della vostra famiglia, del suoi valori. Fra questi, una Sardegna ferita, avvolta ancora nelle sue contraddizioni ed incoerenze talvolta atroci.
Una Sardegna sofferente fatta di onesti che una turpe minoranza sospinge nel mare dell’insicurezza e della paralisi.
Una Sardegna affidata a poteri dimostratisi organicamente incapaci, lieti e tronfiamente orgogliosi quando, talvolta, riescono a cogliere un malvivente, ma, ripeto, organicamente incapaci di estirpare il male.
Tutti responsabili? Forse.
Ma la Sardegna? Anche la vostra vicenda così iniqua ed assurda (come non ricordare la carissima Gina e tanti altri, molti del quali a me sconosciuti) mi dice che devo amarla anche per le sue atrocità, pensando che insieme potremo mondarla di questa feroce lebbra.
Vogliate accettare, qualunque decisone siate per assumere, con il più deferente rispetto, i sentimenti di profonda solidarietà, stima e amicizia.