Banche – La Nuova Sardegna- maggio 2000

Ho diritto di sapere.
L’articolo di Gianfranco Sabbatini (Nuova Sardegna, 31.05.2000, pag. 10) è molto esplicito. L’assessore al bilancio e programmazione del tempo ha informato il Consiglio sulla necessità di un robusto intervento regionale per salvaguardare l’autonomia del sistema finanziario sardo (Leggi: Banco C.I.S.. e Banco di Sardegna).
Contro il parere della Giunta, il Consiglio regionale bocciò la proposta di rilevare la quota azionaria del C.I.S.. in mano al Ministero del Tesoro e questo l’ha ceduta a Banca Intesa: una concentrazione di Banche lombarde industriali, che perseguono gli interessi della loro Banca e non certo dei Sardi.
E così il C.I.S. è diventata una filiale periferica del sistema finanziario lombardo. Alla presidenza del consiglio di amministrazione ci metteranno certo dei sardi ma le decisioni che contano le prenderanno in Lombardia.
Il mondo politico sardo, salvo l’on. Tore Cherchi, ha seguito passivamente l’operazione ed il C.I.S. è stato sostanzialmente donato ai milanesi per un prezzo poco più che simbolico.
Oggi è la volta del Banco di Sardegna. Mi si dice che l’operazione ha del surreale.
Ecco perché voglio sapere.
Si afferma che il Banco di Sardegna abbia acquistato, sborsando adeguata massa finanziaria, una rilevante quota di prestito obbligazionario offerto sul mercato dalla Banca Popolare Emiliana.
Con i soldi così avuti dal Banco di Sardegna, la Banca Emiliana comprerebbe una rilevante partecipazione sulla proprietà del pacchetto azionario del Banco di Sardegna.
In breve: Banco di Sardegna da i soldi alla Banca Emiliana che con quei soldi compra parte del Banco di Sardegna. Si parla poi di un patto sommerso già intervenuto o in corso di definizione.
Ora, il Banco di Sardegna è patrimonio di tutti i Sardi. Abbiamo il diritto di essere informati.
Di diritto e, se necessario, di rovescio..
Mario Melis