Convegno su Parco dell’Asinara – Porto Torres – 5 settembre 1984

Sono intervenuto in questo convegno, del quale, per un complesso di ragioni (e me ne spiace), sono stato informato soltanto qualche ora fa. Non perché l’Amministrazione non mi avesse tempestivamente informato invitato, ma le vicende di questi giorni mi hanno costretto ad occuparmi di tali e tante cose, per cui mi è sfuggito qualcuno degli inviti che, numerosi, pervengono al tavolo del presidente. Ho voluto intervenire, non solo in vista degli interessanti argomenti che oggi vengono trattati, ma per testimoniare l’attenzione dell’Amministrazione Regionale verso questa città, emblematica dei grandi problemi che ne rendono così precaria e difficile la prospettiva, precarietà e difficoltà che sono della città, ma per lo stesso motivo, della Sardegna e quindi dello Stato.
Sono qua, dicevo, anche per l’estremo interesse che gli argomenti che ho avuto il piacere di ascoltare nella relazione dello studioso che già parlava quando sono arrivato e che pongono ad una società civile dei doveri, ai quali si deve dare una risposta. E noi, in Sardegna abbiamo bellezze paesaggistiche, naturalistiche, patrimoni di una suggestione incomparabile che ci fanno unici nel Mediterraneo e, probabilmente, nel mondo. Un patrimonio che appartiene a noi e all’umanità e che abbiamo il dovere di conservare, di tutelare, di esultare. Dovere che nasce nella comunità locale, ancor prima che nella disquisizioni che si fanno nel palazzo del potere.
Sono le popolazioni che amano il loro territorio, che se gestiscono, che lo difendono, che lo modellano secondo loro capacità, creatività, intelligenza. Territorio che diventa fonte di vita, fonte di lavoro, di produzione. Territorio che diventa storia, perché i popoli scrivono nel territorio la loro storia: storia di civiltà o di povertà, ma pur sempre la testimonianza che un popolo lascia nel tempo. Ebbene, Porto Torres oggi si raccoglie per affrontare il tema del parco naturale dell’Asinara, grande argomento; di così grande rilevanza che coinvolge studiosi di tutto il mondo, che vede impegnati politici, che vede impegnati forze sociali, tutte le componenti di una comunità che sente la responsabilità che non è dell’oggi, ma si proietterà nel domani, che non sarà solo di Porto Torres, della Sardegna e perciò, che di bello, di suggestivo, di civile noi sapremo fare all’umanità.
Certo, il problema dei parchi implica tutta una serie di questioni che non sono di facile momento: sono problemi giuridici, lo diceva il relatore e lo sottolineava con particolare vivacità, direi con quasi, un’attenzione polemica, che però testimonia soltanto lo sforzo di dare un contributo alla definizione di questo particolare aspetto, di chi abbia la responsabilità di gestione del parco, della disciplina del parco, dell’organizzazione del parco. Sono secondo il relatore, gli alti livelli a garantire la maggiore tutela e la maggiore difesa; cioè, si va spostando vero i poteri dello stato questa titolarità, laddove invece, tutta un’altra corrente di pensiero nella quale, io stesso, e la forza politica nella quale milito, mi inscrivo, vede le comunità locali, e prima di tutto, coinvolta nella titolarità della gestione, la Regione è certo e per tutte le implicazioni che possono derivarne, anche lo stato.
Quando si parla di una legge-quadro, che però prevede tutta una serie di parchi quali il Gennargentu e altri, si fa riferimento, io credo, alla legge del compianto ministro Marcora, uomo fervido di iniziativa e capace di individuare problemi reali, ma che aveva dato una soluzione a questa ipotesi di costituzione di parco in Sardegna che abbracciava e comprendeva il territorio di 22 comuni che andavano dall’Ogliastra alle sponde del mare che guardano verso Villagrande, verso Villanova, scendendo giù per Arzana, per risalire fino alla Barbagia di Beivi, per ridiscendere verso Fonni, così continuando fino ad Oliena, alla sorgente del Gologone. Ebbene era un consiglio di Amministrazione nominato dal Ministro dell’Agricoltura che avrebbe dovuto praticamente decidere di tutto ciò che di nuovo si sarebbe dovuto realizzare nel parco: da una casa,, a un’industria, a una bottega artigiana, a qualunque colpo di zappa si fosse dovuto dare innovando e modificando in qualsivoglia modo il territorio.
Evidente, sto forse esagerando, perché erano, mi pare quattordici componenti di quel consiglio di amministrazione, di cui nove però nominati dal ministro per l’Agricoltura, e questo, evidentemente estrometteva di fatto le popolazioni anche del governo del territorio, dal governo più elementare, dal potere urbanistico.
A ragione vedeva sfuggire dallo sviluppo globale della sua economia, della sua società una parte così rilevante delle sue popolazioni e, ripeto, del suo stesso territorio, lo ricordo il dibattito alla camera dei deputati, al senato (ero, allora, consigliere regionale). Il relatore era (uno dei relatori, perché mi pare che fossero due per la camera dei deputati) un deputato, onorevole Malandri, per il senato, il senatore Brughar, un alto atesino, ricordo che portammo il contributo delle nostre valutazioni critiche, cercando in qualche modo di inserire il potere autonomistico e il potere delle popolazioni, in modo che, in questo processo così rilevante ai fini della crescita civile, di una crescita sociale, di una crescita economica, perché il parco non è vero che porti la paralisi sul piano economico: anche la conservazione più rigorosa talvolta può essere un elemento di incentivazione economica, perché dal punto di vista culturale, dal punto di vista turistico, dal punto di vista della ricerca, dal punto di vista delle nuove professionalità che possono inserirsi in certi ambiti così particolarmente curati e difesi, aprono spazi e prospettive altrimenti impensabili. Ma, mi consenta il relatore, non è in me alcuna vocazione polemica: io ho molto apprezzato il suo intervento, il suo contributo. Un paesaggio che in un certo senso denuncia, mi pare, una categoria concettuale all’interno della quale sembrerebbe porre il concetto di parco, l’ha indotto, quasi innavvertitamente a definirlo museo. Ecco, non ci siamo. Noi ci opponiamo con tutte le forze, certo anche la tutela più rigorosa, in certi casi e secondo certe situazioni, ma non vogliamo musei. Il parco è vita, vita della natura in tutte le sue implicazioni. E gli alberi, e la fauna, e il sole, e il vento, e il tutto ciò che si muove dentro modifica ogni giorno e ogni giorno rimodella: E l’uomo esalta la natura, perché non è vero che l’uomo nel tempo abbia degradato l’ambiente: lo ha migliorato, lo ha reso più bello, lo ha reso vivibile. Basta vedere i colli umbri per capire l’uomo [interruzione del pubblico]: [«Vieni a Stintino a vedere cosa hanno fatto»], lo sono anche venuto a Stintino tempo fa e non sono rimasto riconfortato, ma il fatto che cada un aereo non significa che io debba negare l’aeroplano, né debba negare l’uomo, perché il parco ha una sua validità e una funzione se è visto in funzione dell’uomo. Ed allora, certo, le preoccupazioni del relatore sono preoccupazioni serie sono preoccupazioni che nessun uomo di governo può disattendere e può valutare in termini dialettici per contrapporsi.
lo sarei grato all’Amministrazione di Porto Torres che vorrà fornire all’Amministrazione regionale, non a me, ma all’istituzione come tale, i risultati di questo studio, tutte le riflessioni che emergeranno, tutte le proposte, perché bisognerà continuare a studiare, bisognerà continuare ad elaborare, bisognerà che ci confrontiamo, (io non ho avuto il piacere di leggere quella dell’Onorevole Segni e sono certo che avrà trasfuso nel suo articolato, tutto il sentimento e la passione di sardo nel voler vedere crescere la terra e i valori che questa esprime). Ho letto, molto fuggevolmente, solo adesso la proposta di legge Manchinu, perché in questo momento me ne stata data l’opportunità dal signor Sindaco e, visto che vi sono alcune indicazioni: non è molto penetrante, diciamo, perché non si prevedono organi di gestione e neppure una prospettiva o, come dire, la soglia di tutela che dovrebbe garantire questo parco. Se un parco di tipo scientifico, di tipo turistico, da tempo libero… non vorrei adesso scendere in altri particolari.
Vorrei concludere questo mio intervento, che non vuole certo avere la presunzione di un contributo perché non ho avuto il tempo e il modo di prepararmi, vuole essere soltanto la testimonianza di un interesse e di un affetto che questa città merita.
Auguri.