Situazione nei Paesi baltici- Lituania – Parlamento europeo – febbraio 1991

Signor Presidente, son tra i pochi parlamentari europei che hanno potuto rendere personale testimonianza dell’alto civile impegno del popolo lituano nell’affermare e operativamente difendere e organizzare il diritto alla propria indipendenza, un diritto che si legittima nella storia della civiltà come naturale espressione dello ius gentium, che solo la violenta prevaricazione dell’occupazione militare può tentare di annientare.
Questo è quanto si è prodotto negli Stati baltici, la sovranità dei quali è stata repressa dal patto russo e germanico che vede tra i suoi foschi protagonisti due figure tragiche che il mondo ricorderà quale minaccia incombente sull’umanità, minaccia che non dovrà mai più ripetersi: Hitler e Stalin. E i lituani, questi eroici resistenti della libertà, hanno pagato alla difesa dei valori universali un altissimo prezzo di vite umane; oltre un milione di persone uccise o scomparse nei campi di sterminio siberiani.
Con la loro limpida azione i lituani non stanno difendendo soltanto la propria libertà ma quella di tutti noi, facendo mostra di un impegno nobile, generoso, di grande significato storico. Il Parlamento europeo deve ritrovare se stesso, nelle tradizioni dei popoli che rappresenta, motivazioni e forza per schierarsi a fianco dei baltici e chiedere all’Unione Sovietica il ripensamento critico del suo passato di potenza planetaria, sviluppatasi sul terreno della violenza e del terrore, per restituire serenità e rispetto alle sue vittime. Solo così l’Europa e il mondo potranno credere, solidarizzare ed aiutare l’attuale gruppo dirigente sovietico nel suo pur difficile compito di raggiungere gli ancor lontani lidi di democrazia.
Nessun popolo può trovare realizzazione a costo del sacrificio, la sottomissione, l’umiliazione altrui.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, non esistono piccoli popoli e potenze egemoni: esiste e rifulge in tutto il suo splendore il firmamento delle diversità. Spegnere una luce significa spegnere una civiltà lasciandoci tutti più poveri.