Lettera al Garante della Privacy – 2 aprile 1998

Caro Rodotà,
profitto della occasione offertami dalla segnalazione che segue, per mandarti il mio più cordiale saluto in nome della comune militanza (in legislature diverse) nei gruppi della sinistra indipendente e dell’impegno parlamentare profuso in difesa di valori di libertà: primo fra tutti, per me – allora come allora – il federalismo radicato su solidarietà e responsabilità di Regioni italiane protagoniste di sovranità policentrica sullo sfondo della sussidiarietà fra Comune, Regione, Stato e Comune europea.
Ci avessero ascoltato, oggi non vivremmo l’ambiguità del fenomeno leghista.
Vengo al problema:
dal modulo che ti accludo risulta del tutto evidente che la TIM-Telecom, per vendermi un cellulare, un pezzo di ricambio, ricaricare la carta telefonica, o effettuare una riparazione esige dal cliente cognome, nome, luogo e data di nascita, documenti di identità, autorità certificante e data del rilascio. Poiché il telefono non è una pistola, è evidente che la TIM-Telecom vuole i dati richiesti per possibili futuri contatti commerciali.
Risultato: se volessi regalare a persona riservata una cellulare debbo preventivamente dichiarare il destinatario o sceglierne uno di comodo.
Non ti pare un’invasione di tipo poliziesco?
Continuando di questo passo non è difficile prevedere l’estensione multi-direzionale dell’identificazione generalizzata con le più svariate motivazioni.

On Stefano Rodotà
Ufficio del Garante per la
Protezione dei dati personali