Caro Rodotà,
profitto della occasione offertami dalla segnalazione che segue, per mandarti il mio più cordiale saluto in nome della comune militanza (in legislature diverse) nei gruppi della sinistra indipendente e dell’impegno parlamentare profuso in difesa di valori di libertà: primo fra tutti, per me – allora come allora – il federalismo radicato su solidarietà e responsabilità di Regioni italiane protagoniste di sovranità policentrica sullo sfondo della sussidiarietà fra Comune, Regione, Stato e Comune europea.
Ci avessero ascoltato, oggi non vivremmo l’ambiguità del fenomeno leghista.
Vengo al problema:
dal modulo che ti accludo risulta del tutto evidente che la TIM-Telecom, per vendermi un cellulare, un pezzo di ricambio, ricaricare la carta telefonica, o effettuare una riparazione esige dal cliente cognome, nome, luogo e data di nascita, documenti di identità, autorità certificante e data del rilascio. Poiché il telefono non è una pistola, è evidente che la TIM-Telecom vuole i dati richiesti per possibili futuri contatti commerciali.
Risultato: se volessi regalare a persona riservata una cellulare debbo preventivamente dichiarare il destinatario o sceglierne uno di comodo.
Non ti pare un’invasione di tipo poliziesco?
Continuando di questo passo non è difficile prevedere l’estensione multi-direzionale dell’identificazione generalizzata con le più svariate motivazioni.
On Stefano Rodotà
Ufficio del Garante per la
Protezione dei dati personali