Negoziati CEE/EFTA – Parlamento Europeo – 5 aprile 1990 (per iscritto)

Il giudizio del Partito Sardo d’Azione sulla proposta di associazione con i paesi dell’EFTA è condizionato dal definirsi degli accordi che ne disciplineranno i rapporti, stabilendo, in particolare, che l’autonomia decisionale della Comunità non possa essere paralizzata, né limitata, da veti e opposizioni dei paesi associati; che condizione preliminare per avviare la trattativa sia costituita dai recepimento, nelle legislazioni dei paesi dell’EFTA, delle norme comunitarie in materia sociale, con particolare riferimento ai lavoratori immigrati dai paesi comunitari.
In questa fase delle trattative il Parlamento dovrà svolgere un ruolo essenziale per una corretta valutazione delle implicazioni che deriveranno dall’ingresso nel MEC di economie così diverse, rilevanti e, per molti versi, concorrenziali con quelle di alcuni paesi della Comunità, e per studiarne i potenziali impatti anche in considerazione dell’ampliamento di fatto dei rapporti della Comunità con i paesi dell’Est (con risultati concretamente positivi ancorché solo iniziali).
Né va trascurato l’evidente squilibrio nel definirsi geografico, economico e politico della Comunità verso il Centro Nord. Questo potrebbe comportare ulteriori penalizzazioni di emarginazione per i paesi mediterranei ancor oggi oppressi da vaste sacche di sottosviluppo. Il rifiuto di aprire trattative con Turchia e Cipro, mentre se ne definiscono altre con paesi scandinavi, ne offre un valido esempio. Sul piano istituzionale, infine, penso si dovranno stabilire procedure, strumenti ed organi tecnico-amministrativi e politici capaci di coinvolgere la multiforme realtà dei popoli europei; ben al di là delle rappresentanze statali, sì da investire del ruolo di protagoniste, nella creazione della Casa comune europea, le regioni etno-storiche sulla cui operativa e politica presenza si fonda il futuro della nostra democrazia.
(Il Parlamento approva la proposta di risoluzione comune).