“Caso Sardegna – Intervistiamo il presidente della giunta regionale sarda” – Il Resto del Carlino, 9 marzo 1986 (di Fausto Pezzato)

Sta crescendo in Sardegna il movimento politico che rivendica una maggiore autonomia dell’isola rispetto allo Stato italiano e la immagina in un futuro contesto federali sta europeo aperto verso i paesi del Mediterraneo. La tendenza e emersa con chiarezza anzi con vigore, nel corso del congresso recente del Partito sardo d Azione. Ma questa accentuazione che configura sempre più nettamente una “nazione sarda” e una “cultura.sarda”, ha suscitato parecchie preoccupazioni nella coalizione che regge il governo regionale deHa Sardegna (dove il Psd’Az è alleato con comunisti, socialisti, socialdemocratici e repubblicani). Ne parliamo con il presidente della giunta sarda on. Mario Melis

Federalismo e indipendenza per la Sardegna. Che cosa significa on. Melis?
«Significa affermare il proprio ruolo in un rapporto di maggiore democrazia con lo Stato, idem rispetto all’Europa. Significa ridurre i poteri statali per favorire la crescita della comunità. Una federazione europea di libere comunità comporta più incontri fra i popoli che fra gli Stati: incontri reali , innovativi, creativi.”
Ma esiste già in Europa una circolazione di uomini e idee per sviluppare questi incontri?
“No, esistono soprattutto fenomeni laceranti come le emigrazioni di massa dall’Europa meno sviluppata all’Europa sviluppata. Questi fenomeni hanno creato cittadini che sono, al tempo stesso, portatori di una cultura internazionale e cittadini emarginati. Di fatto essi non possono votare, per esempio, né nei paesi di residenza né in quelli d’origine”.
Perché sostiene che l’autonomia regionale è in crisi?
“Perché il potere centrale la sta svuotando, le sta sottraendo le prerogative. Noi invece vogliamo recuperare quel grandissimo valore che è presente da settant’anni nel nostro partito, la vocazione al sardismo…”
Cerchiamo di definire questa vocazione.
“Ogni regione, non solo la Sardegna, ha necessità di governare il proprio territorio secondo la propria matrice storica. Vale anche per i lombardi, gli emiliani, eccetera. Se l’Italia potesse crescere in questo modo, emergerebbe tutta la ricchezza della diversità, un patrimonio che resta invece appiattito, compresso».
E il Federalismo?
“Deve essere un patto tra uguali, non una concessione dello Stato. Uguali uniti nello Stato”.
Quali sono i referenti culturali del sardismo?
“Uomini come Gramsci, Lussu Salvemini, Prezzolino, Guido Dorso, e tanti altri. Avevamo un amico come Gobetti che certo non patrocinava la disgregazione dello Stato, e riconosceva nel sardismo la presenza di forme originali di Stato moderno. Devo ricordare i parlamentari sardisti che hanno contribuito a realizzare la Costituzione repubblicana?”
Senta Melis, ma il sardismo rappresenta davvero una ricerca di identità o è diventato un fatto mitico?
“Si tenta di uccidere la cultura del popolo sardo. Ma siamo una nazione secondo il concetto mazziniano, un popolo che parla la stessa lingua nello stesso, territorio. Perché «dovremmo vergognarcene?”
C’é un presidente della Repubblica sardo, eppure vi sentite cornei Catalani in Spagna, i Valloni in Belgio…
“Il presidente della Repubblica gode la stima e l’affetto del popolo sardo. Ma ciò non basta a risolvere i nostri problemi”.
Esiste oggi in Italia un “problema sardo”?
Sì, come esiste il problema meridionale.È quello di una Costituzione che rimane sostanzialmente inattuata. Ed è un problema che non si risolve semplicemente stanziando mille miliardi in più o in meno. Non si può fare del governo una gestione così ipocritamente unitaria, che in realtà tende ad aumentare le distanze tra Nord e Sud appunto tramite gli stanziamenti. Sappiamo benissimo infatti che i soldi della Cassa per il Mezzogiorno sono finiti soprattutto al nord…”.
On. Melis, voi parlate di federalismo europeo aperto anche verso i paesi del Mediterraneo. Non le pare una prospettiva inquietante se consideriamo ad esempio la politica libica?
“Il contingente non può compromettere la prospettiva… Via, parliamo chiaro, non sono certo io che vado da Gheddafi, sono l’Eni, l’ira, la Fiat. I miliardi di Gheddafi pare non diano così fastidio all’industria italiana. Sarebbe il sardismo a destabilizzare l’Italia? Chi ha permesso a Gheddafi di massacrare molti suoi oppositori anche nel territorio italiano?”.
Volete creare un altro Alto Adige?
“Gli altotesini sono filoaustriaci, non antiitaliani. Noi siamo nello Stato italiano e vogliamo renderlo più giusto.”