Indagini e politica – intervista – primi anni ’90

Melis non vuole essere diplomatico.
“Ho passato tutta la mia vita nelle aule giudiziarie – racconta -ed ho arricchito la mia esperienza professionale ed umana nel rapporto con magistrati di grande saggezza, sensibilità e profonda cultura; ne ho però conosciuti altri di più basso profilo che navigavano nell’opaco grigiore della mediocrità.
Non sono dunque d’accordo per atteggiamenti generici ma preferisco valutare sempre nella concretezza dei fatti. Ciò che in tutta questa vicenda mi lascia perplesso sino al sospetto non è tanto il fatto che a Piretta si contestino due episodi che si sarebbero verificati, rispettivamente, nell’ottantuno e nell’ottantacinque, ma piuttosto che le indagini, diligentemente condotte per anni, siano caratterizzate e vivacizzate periodicamente da dosate fughe di notizie, finite regolarmente in prima pagina con grandi titoli, fotografia e rimando alle pagine interne.
Indagini che, dopo mesi di silenzio, riesplodono alla vigilia delle elezioni quasi che si sia colti,  da un sussulto di fretta.
Mi chiede se sospetto strumentalizzazioni elettorali? Vuole proprio una risposta?
Che dire poi della mini storia dei biglietti di viaggio?
La polizia giudiziaria avrebbe accertato un reato un anno fa. Stando all’accusa la prova sarebbe stata documentale.
Le norme in questi casi non lasciano spazi al dubbio: si procede per direttissima, salvo che l’incolpato non chieda termini a sua difesa. Nel giro di una settimana giudici e cittadini avrebbero saputo la verità. Perché non si è proceduto, perché nulla è stato contestato agli interessati, perché si è atteso la vigilia delle elezioni? Non per giudicare ma solo per avviare, con clamore di trombe l’indagine giudiziaria.
Si è scelta una via molto pericolosa. Quella del clamore, del polverone, della sfiducia; ma questa, in ultima analisi, finisce con il ricadere su chi l’ha imprudentemente suscitata.
Questa vicenda pone così problemi che vanno oltre l’episodio.
Il Giudice non può ignorare che proiettare ombre di sospetto su esponenti di partiti impegnati nelle elezioni, alla vigilia di queste, turba le coscienze ed influisce sul voto.
La macchina della giustizia non può, né deve fermarsi mai, né avere vischiosi riguardi per nessuno. Ma non deve però, senza i necessari motivi dell’urgenza, svegliarsi per agitare avanti l’opinione pubblica un fatto giudiziario, senza per altro deciderlo, proprio alla vigilia delle elezioni con l’unico risultato d’influire sul voto e poi, per scoprire, ad elezioni trascorse, che non sussistevano reati o che gli incolpati, o parte di essi, sono innocenti.
È ben difficile giudicare senza essere giudicati.