Servizio delle Commissioni parlamentari del Senato. Commissione Programmazione, Economia, Bilancio – 7 ottobre 1987

Melis. Sono lieto che sia stato nuovamente sollevato, sia da parte della Presidenza delle Commissioni riunite che da parto dei colleghi, un problema che ha già riscosso unanime attenzione, ciò che mi esime dal dovermi soffermare sulla sua illustrazione. Non di meno, il problema o verrà risolto dai poteri centrali dello Stato e con le risorse dello Stato oppure non lo si potrà affrontare con le risorse regionali se non rinunciando ad altri programmi, ciò che significherebbe abbandonare completamente il Mezzogiorno. Si tenga presente, del resto, che regioni come l’Emilia-Romagna, la Toscana e la Liguria sono già sufficientemente assistite attraverso i programmi integrati mediterranei.
Guerzoni. E siamo di fronte al meno peggio!
Melis. Sono ben lieto che l’indice del più alto reddito d’Italia sia quello delle vostre regioni. Spero, per parte mia, di potervi eguagliare e di non dovervi sottrarre nulla, riequilibrando così adeguatamente il rapporto tra le regioni. Non è certo l’Emilia-Romagna a doversi riequilibrare con noi!
Presidente. Forse lei non conosce le vallate interne dell’Appennino emiliano.
Melis. So bene che esistono ovunque realtà locali difficili, signor Presidente. Vorrei comunque che anche alle regioni meridionali più svantaggiate venissero estese forme di solidarietà attiva e prepositiva capaci di spezzare la drammatica spirale del sottosviluppo.
Vorrei ora richiamare l’attenzione delle Commissioni riunite sul problema dello slittamento delle risorse destinate al Mezzogiorno.
Presidente. Posso assicurarle che la Commissione discuterà quanto prima anche a questo riguardo.
Melis. Per i programmi relativi all’intervento straordinario sono stati richiesti progetti esecutivi e non linee di indirizzo politico e di azione od orientamenti. Sono stati dunque approntati progetti cantierabili, che saremmo già in grado di appaltare; sono quindi disponibili risorse per finanziare quei progetti che potrebbero essere rilevanti ai fini dello sviluppo e che sono in corso di valutazione da parte dell’Agenzia.
Con riferimento ai piani annuali, siamo stati invitati a presentare progetti operativi. Per parte nostra, abbiamo presentato una mole rilevante di progetti cantierabili, che l’Agenzia dovrà valutare sotto il profilo della funzionalità, dell’efficienza e degli obiettivi da perseguire con la loro realizzazione; una volta approvati, i progetti verranno appaltati.
Si tratta di progetti che rivestono particolare importanza sia per l’occupazione che per la stessa dinamica economica, in quanto costituiscono un fattore determinante, oltre che un elemento di incentivazione, ai fini dello sviluppo, proponendosi come elemento di rottura della stagnazione economica e dell’involuzione sociale soprattutto per noi, che in Sardegna soffriamo del più alto indice di disoccupazione in Europa: si pensi che superiamo perfino l’Andalusia. Riteniamo pertanto che questa disponibilità di risorse possa costituire un elemento di contenimento di una certa linea di tendenza. Se dovessimo trovarci di fronte ad una indisponibilità di risorse finanziarie per far fronte alle erogazioni che le imprese richiedono per avviare e portare a termine i lavori, non si opererebbe certamente in termini di impulso, ma in termini di freno e di disincentivazione dello stesso sviluppo del Mezzogiorno.
Riservandomi di fornire alle Commissioni riunite ulteriori elementi circa i quesiti che sono stati posti, insisto dunque perché sia attentamente valutata l’opportunità di non porre altri limiti se non in termini maggiormente cauti. Si tratta, infatti, nel caso specifico, di 13.000 miliardi che vengono fatti slittare ormai da due anni-
Pannunzi. Ne sono già stati fatti slittare 5.000 l’anno scorso.
Melis. Vi è un altro problema che riguarda la Sardegna, sul quale vorrei richiamare l’attenzione del Parlamento. È un problema di perequazione. Occorre riportare la nostra regione a parità di condizioni con le altre regioni italiane; i cittadini che si rivolgono alla Pubblica amministrazione nella nostra regione hanno diritto di ottenere risposte tempestive, come avviene in tutto il resto del Paese. Perché dico questo?
Dico questo perché con il decreto del Presidente della Repubblica n. 616 si sono trasferiti alle regioni a statuto ordinario dei poteri, ma vi è stato il trasferimento delle relative risorse. Questo non è avvenuto per le regioni a statuto speciale, anche in relazione ai relativi statuti perché i trasferimenti sarebbero dovuti avvenire in virtù di norme di attuazione che si sono potute realizzare, per quanto riguarda la Sardegna, soltanto nel 1979.
In carenza di una legge che riformasse lo statuto sardo in materia di bilanci, si è dovuti arrivare fino al 1983 per attuare questa riforma. A quel tempo non facevo ancora parte dell’amministrazione regionale ma ricordo che lei, signor Presidente, era Ministro del tesoro e seguì in parte questo problema. In quell’epoca però per effetto del “decreto Stammati” i comuni della Sardegna non hanno potuto ampliare le piante organiche dei loro dipendenti. Siamo l’unica regione d’Italia che non ha potuto fare questa operazione: a noi mancano all’appello circa 3.000 dipendenti.
Ogni anno ci sentiamo opporre le esigenze di contenimento della spesa pubblica: ma qui si tratta di esigenze reali di una parte della cittadinanza. Non possiamo continuare ad accettare una simile discriminazione, che si traduce nella impossibilità a rendere un servizio ai cittadini, essenziale per un buon rapporto tra cittadino e pubblica amministrazione.
Credo che un’operazione di questo genere non comporti spese rilevanti: in questo modo si potrebbe riaccogliere la comunità dei sardi nel contesto dello Stato in termini di pari dignità con gli altri cittadini.
Allo stesso modo vorrei ricordare che tutta quella tematica che attiene all’ ampliamento delle piante organiche dei enti locali nel settore dell’assistenza sta costando alle regioni, per questo ruolo di supplenza dello Stato, delle somme che, se non vengono recuperate , saranno difficilmente sostenibili per il futuro. Chiediamo perciò che ci vengano rimborsate quelle somme che effettivamente spendiamo: questo potrebbe avvenire in seguito ad un accertamento delle spese effettivamente sostenute.
C’è poi una grave situazione ambientale a cui dobbiamo far fronte. Vengono spesso riportati dalle cronache fatti di grave degrado ambientale, situazioni che sicuramente richiedono una certa attenzione. Non voglio con questo dimenticare le gravi situazioni presenti in altre zone del paese, come la Valtellina o l’Adriatico, voglio soltanto sottolineare l’esigenza che si ponga rimedio a queste situazioni di grave degrado ambientale, che destano sempre maggiori preoccupazioni, per cui è necessaria una particolare attenzione da parte del Parlamento.
Guerzoni. Probabilmente ci siamo spiegati male.
Melis. Ci è stato richiesto di presentare, ai fini del finanziamento previsto dalla legge n. 64 del 1986, progetti esecutivi e questo abbiamo fatto, dimostrando quindi un’efficienza che ci consentirebbe di appaltare rapidamente le opere.
Barca. È l’Agenzia per il Mezzogiorno che non attiva finché non ha i fondi in cassa, sbagliando (ed in questo sono d’accordo con il presidente Andreatta).
Melis. È il Governo che sta rimodulando gli stanziamenti che erano stati previsti per 13.000 miliardi. Presidente. Si tratta di una graziosa pratica della Ragioneria dello Stato per finanziare altre spese non togliendo nulla a questo finanziamento, si tratta di una pratica di espansione della spesa che la Ragioneria usa.
Melis. Perché si prevede che il ritmo delle erogazioni sia rinviato nel tempo.
Presidente. Comunque, dato che questo sarà argomento certamente importante di discussione, sentiremo le procedure che l’Agenzia per il Mezzogiorno intende seguire. Personalmente ritengo queste apparenti contrazioni che vengono fatte in ogni bilancio un mezzo per espandere la spesa pubblica, poiché non hanno effetti operativi, è un meccanismo puramente di abbellimento del bilancio.
Melis. Poniamo che la Corte dei conti non consentisse la registrazione di decreti di impegno di spesa in mancanza dell’idonea copertura finanziaria. Sono previsti 13.000 miliardi e ve ne sono solo 4.000. Una volta superata quest’ultima cifra, cosa si fa?
State parlando di cose che non esistono. Le Regioni ormai hanno la possibilità autonoma e di orientamento che oscilla dal 5 al 10 per cento. Vi sono Regioni più piccole che ormai raggiungono in trasferimenti quote che non superano il 90 per cento. In questa situazione i ritardi vanno addebitati al mancato decollo dell’Agenzia e noi potremmo essere benissimo sostituiti da uno sportello bancario.