Intervento – Senato della Repubblica – 244a seduta pubblica – giovedì 13 aprile 1978

Discussione:
«Modifiche ed integrazioni alla normativa riguardante il credito navale» (1008) e « Norme per l’esercizio del credito navale e provvidenze a favore delle costruzioni navali» (898), d’iniziativa del senatore Fossa e di altri senatori; «Provvidenze integrative per l’industria cantieristica navale per il periodo 1° aprile 1977-30 settembre 1978» (1007). Approvazione con modificazioni del disegno di legge n. 1008 e approvazione del disegno di legge a. 1007:

Melis. Domando di parlare per dichiarazione di voto.
Presidente. Ne ha facoltà.
Melis. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l’intenso lavoro svolto in Commissione, le intese raggiunte fra i Gruppi, il consenso unanimemente formatosi intorno alla relazione del collega Tonutti mi esonerano dal fare una valutazione analitica del problema, ricordando che, come peraltro l’intervento del Ministro questa sera ha evidenziato, la relazione del collega Tonutti, oltre le indicazioni in positivo, ha affondato il suo esame critico sui temi della crisi che travaglia l’intero settore dell’economia marittima più che quello della marina mercantile.
Il nostro Gruppo concorda con questa analisi, di cui sii è fatto carico il collega con uno sforzo così puntuale e specifico di individuazione dei momenti di sofferenza dell’intero settore. Vorrei però dare un contributo ulteriore a questa analisi in termini di critica di proposta insieme, osservando come in Italia si registri una grave sconnessione tra le industrie siderurgiche, quelle meccaniche e motoristiche e la cantieristica.
Siamo in presenza di tre momenti diversi dello stesso processo produttivo. Si è osservato che in fondo l’industria cantieristica provvede all’assemblaggio di quanto prodotto dalle prime, per cui dipende da queste e ne è condizionata. Ove si pensi che in Italia le tre componenti essenziali del processo produttivo navale fanno in gran parte capo all’IRI e sono coordinate dal Ministero delle partecipazioni statali, abbiamo la misura dell’ampiezza, direi, del vuoto politico che ha contrassegnato le scelte nel settore.
Si impone perciò un serio ripensamento critico della passata gestione per ricondurre a coerenza ed unità gli indirizzi industriali del nostro paese.
Né le banche — lo ricordava poc’anzi il Ministro — per l’incidenza negativa che hanno gli alti tassi di interesse che l’industria cantieristica è costretta a pagare in questo momento essenziale del processo produttivo, possono essere estranee al discorso, soprattutto quelle che fanno capo all’IRI e sono chiamate a realizzarne le scelte politiche. Gli elevati tassi di interesse che ricordavo costituiscono un momento di freno del processo industriale. Bisogna che anche in Italia si dia vita, così come avviene di norma nell’economia giapponese, ad una grande holding polisettoriale integrata, in cui siano presenti — come dicevo — oltre all’industria cantieristica anche quella siderurgica, la motoristica e le banche.Il problema va quindi visto nel coordinamento dei fattori convergenti al processo produttivo e nella vigorosa razionalizzazione di questi. Operiamo in un campo che ci espone al diretto confronto con le economie industriali più avanzate del mondo, ed è necessario adeguare le nostre azioni e i nostri interventi alla legge della concorrenza.
Non mi soffermo oltre nell’analisi e nella proposta perché dovrei ripetere cose già limpidamente illustrate nella relazione e che mi ero sforzato di condensare in un intervento al quale rinunzio. Ma vorrei ricordare, come peraltro faceva il Ministro, l’impegno del Governo a presentare il piano di settore entro due mesi dall’approvazione della presente legge, pur esprimendo la preoccupazione che questo piano possa risentire dell’urgenza, della fretta.
Non sembrerebbe molto pratico né conveniente dal punto di vista della utilizzazione del nostro tempo presentare al Parlamento un piano già definito, al quale il Parlamento debba rispondere positivamente o negativamente, mentre è utile che il Parlamento sia chiamato in fase di indicazione a dare un contributo che poi farà risparmiare tempo prezioso in fase di approvazione.
Problemi vasti e complessi, come ricordava il Ministro, che possono trovare utile soluzione con il contributo che potrà venire dalle commesse della marina militare, dal rilancio della domanda interna, dalla interpretazione dai complessi fenomeni che si registrano in tutta questa materia.
Il nostro paese non può rinunciare ad una vigorosa politica di economia marittima ed io, che sono un isolano, che vivo i problemi del mare, perché un sardo non ha se non nel mare le soluzioni per la sopravvivenza del suo popolo, perché dal mare siamo condizionati, dal mare siamo frenati e dal mare subiamo il nostro sottosviluppo in quanto vediamo duramente penalizzati i nostri commerci per gli alti costi del trasporto marittimo, avverto come particolarmente urgente il rilancio dell’economia marittima.
Quindi a nome della Sinistra indipendente, ma anche come rappresentante del Partito sardo d’azione, sento di aderire ai due disegni di legge così come rielaborati ed arricchiti in Commissione, nelle motivazioni che sono state espresse dalla relazione del collega Tonutti, negli emendamenti che sono stati proposti anche in Aula e che io stesso avrei sottoscritto se mi fossi trovato presente quel giorno in Commissione. Do il mio voto mentre sollecito il Governo a coinvolgere il Parlamento nel modo più penetrante e più aperto nel momento elaborativo e di proposta del piano di settore. (Applausi dall’estrema sinistra).